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Roberto Boldrini (a cura di) – Inventario dell’archivio di Francesco Guicciardini (1851-1915) – 2003

Roberto Boldrini (a cura di)
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. CI-321, euro 50,00

Anno di pubblicazione: 2003

Poco prima della morte, lo stesso Francesco Guicciardini aveva fatto ordinare le proprie carte, lasciando agli eredi un archivio imponente e ben organizzato. Si tratta di un complesso documentario di particolare interesse per la storia politica italiana, come sottolinea il curatore nell’ampia e puntuale Introduzione al volume, nella quale viene ricostruita l’attività di parlamentare ?di lungo corso? del Guicciardini che, se non raggiunse mai un ruolo di primaria grandezza, mantenne pur sempre un profilo autorevole nel corso degli oltre trenta anni (1882-1915) in cui rimase alla Camera. D’altronde, convinto che il rapporto con l’elettorato avesse la sua base nelle istanze locali e prescindesse dagli schieramenti parlamentari di appartenenza, Guicciardini non si legò mai stabilmente a un partito e seguì un percorso politico tutt’altro che lineare: si avvicinò a Depretis, assumendo nel 1884 la segreteria del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio; appoggiò il primo governo Giolitti da cui si distaccò a tempo per schivare la bufera; si oppose duramente al governo Crispi; nel 1996 con la Sinistra costituzionale partecipò (questa volta come titolare del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio) al governo Di Rudinì, per uscirne e rompere con lo stesso Zanardelli; dal 1903, infine, riannodò i rapporti con l’antico sodale della «Rassegna settimanale», il barone Sidney Sonnino, dei cui governi fece parte come autorevole ministro degli Esteri.
Un curriculum di tutto rispetto, dunque, ma non privo di contraddizioni, che Boldrini ha individuato, ma che meriterebbero un ulteriore approfondimento. Così come varrebbe la pena capire meglio la politica ?indipendente? del Guicciardini, basata su un ricco e caratteristico intreccio di rapporti personali con rappresentanti di schieramenti diversi (ciò che per inciso conferisce un interesse e una potenzialità particolari alle carte del conte fiorentino). Un’autonomia di giudizio e di scelta di questo genere era del resto resa possibile dal forte rapporto diretto con l’elettorato, dalla invulnerabilità di Francesco Guicciardini nel suo collegio della Bassa Valdelsa e del Medio Valdarno, dove per decenni non ci fu competizione: il peggior risultato raggiunto dal Guicciardini fu nell’occasione in cui ottenne solo il doppio dei voti del suo avversario! Boldrini accenna al sistema di patronage, diffuso nelle campagne della Toscana mezzadrile, ma non approfondisce l’argomento, che rimanderebbe a una storia di lungo periodo e al plurisecolare predominio sulle campagne da parte del patriziato cittadino. L’Archivio Guicciardini fornirebbe documenti importanti su un tema come questo, così come li fornirebbe per molti altri argomenti. Sarebbe ad esempio interessante far luce sui rapporti di Francesco Guicciardini col mondo della finanza e degli affari e sulla gestione delle fattorie di famiglia, da parte del nipote di due dei maggiori ?proprietari-agronomi? dell’Ottocento toscano, come Piero Guicciardini e Cosimo Ridolfi.

Carlo Pazzagli