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Salvatore Bono – Tripoli bel suol d’amore. Testimonianze sulla guerra italo-libica – 2005

Salvatore Bono
Roma, Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, pp. 189, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

I numerosi testi della raccolta antologica proposta da Bono fotografano le tappe principali dell’impresa coloniale italiana in Libia tra il 1911 e il 1912. Intento dell’autore è di lasciare la parola, come scrive nella Prefazione, alle testimonianze, evitando un ?atteggiamento accusatorio e ogni inutile tono scandalistico? (p. 8), senza tuttavia reprimere un sentimento di umana partecipazione ? soprattutto verso la popolazione libica intenta a resistere all’aggressione coloniale ? che la vicenda tuttora suscita.
Nelle quattro sezioni antologiche, Speranze e illusioni di una terra promessa, Ultimatum e invasione, Insurrezione e repressione e Il volto della guerra, si riportano le voci, spesso assai diverse fra loro, dei testimoni. Si tratta cioè di coloro che si assunsero il compito di farsi portatori e diffusori di un’ideologia coloniale capace di legittimare l’impresa, ma soprattutto di coloro che si opposero alla guerra libica, di coloro che, più o meno consapevolmente, registrarono il ?buon diritto? dei libici a fare resistenza (p. 12), e di coloro che espressero disagio nei confronti delle atrocità del conflitto in corso e delle sue vittime.
Le sezioni sono partitamente precedute da un’introduzione dell’autore che dà ulteriori notizie e spiegazioni sulla guerra intrapresa dall’Italia liberale. Bono rievoca i suoi precedenti storici (a partire dal periodo risorgimentale esponenti della classe dirigente nazionale avevano indicato nel Mediterraneo lo spazio privilegiato di espansione), segue il dipanarsi del dibattito tra fautori e oppositori della cosiddetta impresa libica, ripercorre le vicende dell’insurrezione popolare di Tripoli, e infine, dà spazio nell’ultima parte a quelle testimonianze, di autori italiani e non italiani, sentite come particolarmente significative ?per attestare il fiero rifiuto degli arabi di sottomettersi al dominio coloniale? (p. 51).
All’entusiasmo e all’orgoglio nazionale riportato dalle numerosissime pagine dei giornali dell’epoca, per le quali appunto la guerra di Libia era emblematicamente legata alle parole della canzone Tripoli bel suol d’amore, Bono contrappone le voci, assai più taciute, relative all’assurdità bellica e alle sofferenze dei resistenti, nella consapevolezza che altrettanto preziose sarebbero le testimonianze di parte araba, purtroppo scarse. Emerge un quadro ricco dei sentimenti, delle ideologie e delle opinioni dei vari attori che parteciparono, direttamente e indirettamente, a questo buio capitolo della storia nazionale. La guerra italo-libica esce così dall’oblio della memoria collettiva, diviene sempre più un terreno di indagine e di ricerca storica (negli ultimi anni assai cresciuta su questa vicenda specifica), ed emerge in tutti i suoi passaggi, specie in quelli, spesso rimossi, della resistenza anticoloniale agita dai libici e di converso della violenza usata contro questi da parte dei conquistatori italiani.

Chiara Giorgi