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Sarah Morgan – Rappresaglie dopo la Resistenza. L’eccidio di Schio tra guerra civile e guerra fredda – 2002

Sarah Morgan
Milano, Bruno Mondadori, pp. XV-156, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2002

La notte del 6 luglio 1945 un gruppo di partigiani delle locali formazioni penetrò nel piccolo carcere di Schio, centro operaio della pedemontana vicentina, uccidendo cinquantaquattro fascisti accusati di crimini politici.
Recependo le linee interpretative emerse da recenti studi sul dopoguerra italiano, Sarah Morgan, giustamente, tende a collocare l’episodio di Schio ? ?il più vasto massacro perpetrato durante il periodo prolungato della resa dei conti? (p. IX) ? in un quadro cronologico più ampio, inserendolo tra le vicende della lotta di liberazione e i primi anni del dopoguerra, quando iniziarono a manifestarsi nuove tensioni determinate dal mutamento dello scenario politico internazionale.
L’obiettivo della ricerca, tuttavia, non è solo circoscritto all’episodio che si consumò la notte del 6 luglio 1945. La stessa autrice, in apertura di volume, sottolinea che ?l’analisi svolta in questo libro tende a mettere in discussione le nozioni di verità inerenti ai testi, e nello stesso tempo rivisita[re] le categorie morali collegate alle rappresentazioni della Resistenza? (p. XI).
La struttura del volume si muove quindi su un doppio registro con una parte (primo, quinto e sesto capitolo) dedicata alle dinamiche specifiche dell’evento in oggetto, e un’altra (che costituisce il corpo centrale del volume) che invece si sofferma ad analizzare i grandi temi e fenomeni (il perpetuarsi della violenza, l’incerta e lenta epurazione, l’eredità del fascismo, il ruolo del PCI) che, inevitabilmente, fanno da sfondo all’intera vicenda.
Le dinamiche dell’episodio sono ricostruite utilizzando, con misura e senso critico, soprattutto le fonti orali: lungo il filo dei ricordi di alcuni dei protagonisti (diretti e indiretti) si snoda il percorso dell’eccidio, delle sue contrastanti motivazioni e delle diverse rappresentazioni che si sono succedute durante un cinquantennio.
La vicenda di Schio assume così un valore paradigmatico per comprendere le difficoltà di penetrazione del pensiero politico antifascista nonché le radici sulle quali è nato e cresciuto un movimento d’opinione ostile al movimento partigiano (molto spesso assimilato unicamente alla sua componente comunista) che si è svelato definitivamente nel corso degli anni Novanta con l’affermazione di forze politiche dichiaratamente estranee ai valori del movimento di liberazione, come testimonia ?la guerra delle lapidi? che, proprio a Schio, ha visto due opposti schieramenti contendersi il primato della memoria locale.
La ricerca è sorretta da una solida bibliografia e da una buona documentazione archivistica, soprattutto di provenienza statunitense, sebbene si avverta la mancanza di una ricognizione nei fondi italiani conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Pur con questo limite il libro di Sarah Morgan costituisce un ulteriore tassello che ci aiuta a completare il complesso mosaico del secondo dopoguerra italiano.

Marco Borghi