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Saverio Russo – Tra Abruzzo e Puglia. La transumanza dopo la Dogana – 2002

Saverio Russo
Milano, Franco Angeli, pp. 128, euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2002

In Civiltà ed Imperi del Mediterraneo Fernand Braudel proponeva di leggere la storia ?alla rovescia?, girando la carta geografica in modo da evidenziare l’imponenza della massa africana sul Mediterraneo. Le penisole europee assumevano un aspetto inedito per lo storico di lunga durata interessato all’analisi del territorio e del rapporto che gli uomini sono in grado di instaurarvi.
Per comprendere l’importanza della transumanza appulo-abruzzese, che è la grande categoria storiografica proposta da Saverio Russo, occorre proprio capovolgere la lettura della storia economica e sociale dell’Europa di antico regime. Significa leggere le dinamiche delle produzioni preindustriali e mercantiliste partendo dai luoghi di produzione e non più solo da quelli di trasformazione e commercializzazione. Questa lettura, propiziata proprio da Braudel, è ancora in fase di maturazione al punto che i lavori di sintesi sono ancora pochi. Il libro di Russo ha il pregio di riprendere la questione sollecitando ulteriori approfondimenti.
Figlia di un millenario adattamento degli uomini e delle loro economie al territorio, la transumanza ha rappresentato, soprattutto in ambito mediterraneo, la ?pratica? produttiva principale per la produzione della fondamentale materia prima dell’industria tessile europea: la lana. Su un particolare equilibrio ecologico fra montagna abitata e pianura spopolata, soprattutto nello scorso millennio, si era sviluppata una fiorente economia che trovava nella transumanza una pratica produttiva razionale e conveniente. Mano a mano che la transumanza abruzzese ha perduto la sua valenza strategica nell’assicurare il prodotto base all’industria tessile italiana di antico regime, ha finito per subire un processo di regionalizzazione prima di diventare residuale e infine un fenomeno folclorico.
Queste sono considerazioni che, per brevità, finiscono per delineare un processo deterministico che è ben lontano dalla realtà. Russo nel suo lavoro, infatti, mette in luce la complessità delle trasformazioni sociali, economiche, ?culturali? della transumanza in una fase cruciale della storia del Mezzogiorno, tra XVII e XVIII secolo.
Le pressioni antropiche sulle aree pianeggianti pugliesi, la sperimentazione di nuove forme produttive della lana, la perdita progressiva di ?appeal? politico dei ?pastori? abruzzesi sono gli elementi che concorrono a formare un coacervo di ragioni, legate a loro volta, alla concorrenza inedita delle lane transoceaniche per trasformare la transumanza da processo produttivo coerente con l’ambiente a residuo delle antiche libertà medievali che tenacemente si opponevano alla formazione della moderna proprietà fondiaria.
Ma il lavoro di Saverio Russo offre altre suggestive riflessioni, fra cui emergono le risposte politiche che i diversi gruppi dirigenti ?nazionali? diedero alla questione della transumanza.
Il capitolo sulle pecore merinos in Puglia mette in luce lo sforzo delle classi dirigenti napoletane, murattiane e borboniche, di dare una risposta ?nazionale? alla concorrenza estera. La vendita coatta del demanio nel 1865 semplicemente travolgeva, insieme alle resistenze, anche le prudenze legate alla costruzione di un originale modello produttivo e industriale legato proprio alla lana.

Franco Mercurio