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Vito Zagarrio (prefazione di Franco Monteleone) – L’immagine del fascismo. La re-visione del cinema e dei media nel regime – 2009

Vito Zagarrio (prefazione di Franco Monteleone)
Roma, Bulzoni, 292 pp., euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume raccoglie una serie di saggi che si misurano con il rapporto tra cinema e fascismo, uno dei temi cari all’a. – docente universitario, regista di lungometraggi di finzione e documentari – oltre che terreno di incontro tra storia politica e storia del cinema che continua ad attrarre storici e studiosi di cinema. Il filo conduttore del volume è costituito dal tema del doppio, riferito non solo sul piano metodologico al rapporto tra storia e cinema, ma anche, nello specifico ambito di ricerca, a quello tra politica e cultura, tra archivio e testo filmico, tra fascismo e antifascismo. I saggi raccolti nella prima parte si concentrano sull’immagine del fascismo intesa nel doppio significato di interpretazione delle politiche culturali del fascismo e di analisi della rappresentazione visiva del ventennio nella recente produzione audiovisiva, cinematografica e televisiva. Accanto alla ricostruzione dei passaggi fondamentali del dibattito sulla cultura fascista, Vito Zagarrio indaga l’interazione tra i nuovi produttori di sapere storico nell’arena mediatica e la ricerca storiografica negli ultimi vent’anni. Una duplice «re-visione» attraverso cui ciclicamente si scrive e riscrive l’autobiografia dell’Italia repubblicana e delle sue fratture. L’attenzione all’intermedialità è sollecitata non solo dallo scenario contemporaneo di questo dibattito, ma anche dalle nuove piste di ricerca che pongono il cinema negli anni del fascismo al centro di un processo di ibridazione tra generi e media attraverso cui si fece modello e cassa di risonanza del processo di modernizzazione.La seconda parte si concentra sull’analisi di alcuni casi di studio centrati su singoli testi cinematografici degli anni ’30. Qui la figura del «doppio» è declinata nell’analisi del topos ricorrente del travestimento, dell’equivoco, dello scambio di ruoli che attraversa la produzione di Mario Camerini, di Vittorio De Sica prima della svolta neorealista, di Alessandro Blasetti. Un tema che traduce negli anni tra le due guerre sul grande schermo alcune delle «ossessioni» della modernità: il rapporto tra individuale e collettivo, tra mito e futuro, tra massificazione e autenticità.Infine l’ultima parte propone una serie di interviste, raccolte in periodi diversi, ai protagonisti del dibattito culturale che coinvolgeva giovani intellettuali e cinema all’inizio degli anni ’40, da Pietro Ingrao ai collaboratori della rivista «Primato» (Tommaso Bozza, Aldo Airoldi, Giorgio Vecchietti, Cesare Zavattini, Mario Luzi), una «leva di intellettuali – scrive Zagarrio – maturati durante il fascismo proprio attraverso l’amore per il cinema» (p. 25).Il volume costituisce un importante strumento di sintesi per riattraversare criticamente e contestualizzare i principali snodi dell’elaborazione storiografica sul rapporto tra intellettuali, cinema e fascismo: dal tema della continuità/discontinuità tra anni ’40 e dopoguerra, al rapporto tra controllo politico e dinamiche del mercato e della nascente società dei consumi, a quello tra cinema e intellettuali.

Liliana Ellena