Anno di pubblicazione: 2000
Se il baricentro della raccolta di studi di Andrea Panaccione sono i socialisti europei (e in particolare gli esponenti dell’ala sinistra), le pietre angolari per calcolarne la cifra sono – come segnala il titolo – le guerre, i fascismi e le “altre catastrofi”; intendendo con quest’ultima locuzione la “storia della rivoluzione russa e dell’Unione sovietica”, le cui vicende, precisa l’autore a scanso di equivoci, non sono comunque assimilabili “alla alternativa rappresentata dai fascismi” (p. 8). Lungi dal porsi in una prospettiva comparativa, il libro è frutto della rielaborazione di alcuni saggi già apparsi in volumi e riviste. Ne emerge un puzzle interessante e per certi versi inedito del socialismo europeo: una storia delle idee e dei percorsi politici di uomini e correnti della galassia socialdemocratica attraverso l’analisi del loro atteggiamento verso la guerra, i fascismi e la Russia rivoluzionaria e post-rivoluzionaria in primo luogo e, di rimando, verso la democrazia, l’antifascismo e l’assetto politico dell’Europa. Questioni intrecciate tra loro, a volte impreviste, centrali e dirimenti nella storia del movimento operaio della prima metà del Novecento, gravide di implicazioni sul piano tattico e, di conseguenza, generatrici di un caleidoscopio di analisi, posizioni e scelte di campo divergenti quando non antagonistiche.
L’impossibilità di ricondurre a un modello interpretativo e rappresentativo unitario la storia dei socialismi europei viene correttamente posta in evidenza. Partendo dal congresso internazionale di Basilea del 1912, l’autore mette a fuoco le principali idee-spartiacque di quell’arcipelago d’intenti al cui interno risiedono uomini della sinistra socialista quali l’austromarxista Bauer e il menscevico Dan (con posizioni talvolta affini a quelle di Trockij) e marxisti ortodossi (coerentemente antibolscevichi) del calibro di Kautsky. Ma accanto alla storia dei molti protagonisti e delle loro idee, vi sono anche – e questo è un ulteriore elemento di pregio – le storie di molti comprimari rimasti, almeno nel panorama storiografico italiano, fino ad oggi in ombra.
Accanto alla vasta letteratura – italiana e non – esistente in materia e oltre alla pubblicistica coeva (giornali, riviste, bollettini), le fonti utilizzate per la ricostruzione delle vicende e delle posizioni politiche studiate sono numerose (atti e documenti istituzionali, verbali, lettere private) e provengono da differenti fondi archivistici tra i quali quelli conservati presso l’Iisg di Amsterdam, il Centro russo per la conservazione e per lo studio dei documenti della storia contemporanea di Mosca e l’Institute for jewish research di New York. Esente dal rischio della frammentarietà – non infrequente in opere di tale fattura – il volume del direttore scientifico della Fondazione Brodolini è un contributo assai interessante, adoperabile sia come valido manuale di orientamento per la storia del socialismo europeo tra le due guerre, sia come efficace strumento di approfondimento delle questioni precipuamente analizzate.