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Maria Grazia Meriggi – Cooperazione e mutualismo. Esperienze di integrazione e conflitto sociale in Europa fra Ottocento e Novecento – 2005

Maria Grazia Meriggi
Milano, Franco Angeli, pp. 171, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2005

Storica dei movimenti sociali nei secoli XIX e XX, l’autrice riprende alcuni temi di un’altra sua recente ricerca, L’invenzione della classe operaia. Conflitti di lavoro, organizzazione del lavoro e della società in Francia intorno al 1848 (Milano, Franco Angeli, 2002). In questo lavoro, essa mostrava che espressioni correnti nella cultura socialista francese della metà dell’Ottocento, quali ?organizzazione del lavoro? o ?associazione?, avevano rappresentato per migliaia di oscuri militanti, prima ancora che delle formule teoriche, delle concrete pratiche ?dal basso?, attraverso cui essi tentarono di far fronte alle trasformazioni dei processi produttivi e del mercato del lavoro, intrecciando nella loro azione finalità autoassistenziali e di resistenza. Stesso sguardo ?dal basso? si ritrova in Cooperazione e mutualismo, ma con accresciuta ambizione problematica.
Qui l’autrice si propone di ricomporre in una storia unitaria ?argomenti ? la storia istituzionale dei sistemi di assistenza e redistribuzione del reddito, la storia sociale e culturale delle organizzazioni mutualistiche, cooperative e sindacali, la storia economica dei loro effetti ? troppo spesso separati? (p. 7). E lo fa con una comparazione di lungo periodo, situando l’intreccio fra forme comunemente ritenute diverse, se non opposte, dell’organizzazione del movimento operaio ? cooperativismo e mutualismo da una parte, sindacati e partiti dall’altra ? nell’Europa del secondo Ottocento e della prima metà del Novecento, ovvero sullo sfondo della nascita delle politiche di welfare state. È comunque in particolare sugli anni della Seconda Internazionale che essa si sofferma. Meriggi sostiene come, per questo periodo, molte delle suddette contrapposizioni ?siano assai più fluide? (p. 159): le fonti archivistiche e soprattutto la stampa operaia, largamente utilizzata, mostrano, per esempio, che spesso le cooperative servivano a finanziare le casse di resistenza per gli scioperi; e che da questa sovrapposizione potevano anche nascere problemi nei rapporti con i dirigenti politici e sindacali (cui questi ultimi diedero, come l’autrice illustra, risposte diverse a seconda dei contesti). Da tale quadro si ricava una seconda più generale indicazione: se non si debba riconsiderare anche l’opinione storiograficamente consolidata che vede la nascita del welfare state e delle garanzie imposte dall’alto come il risultato di ?una sostanziale convergenza fra Stato e forze sociali organizzate? (p. 25), contrapponendo a tale processo i variegati fenomeni di self help operaio.
La storia del movimento operaio, anche nella sua capacità di produzione culturale, appare oggi assai meno praticata che in passato, per ragioni molteplici, prima fra tutte la perdita di centralità della classe operaia, sia nei processi produttivi che nel discorso politico. Nella sua apparente ?inattualità?, il libro di Meriggi ha il merito di riportare lo sguardo sul mondo del lavoro, offrendo forse anche qualche spunto per riflettere sull’oggi.

Regina Pozzi