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Leopoldo Paloni – Storie giudiziarie della Grande guerra. Con una lettera inedita a Mussolini – 2005

Leopoldo Paloni
Acireale-Roma, Bonanno, pp. 373, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2005

Sulla scia dei temi sui quali quasi quarant’anni fa si era soffermata l’opera pionieristica e ancora insuperata di Forcella e di Monticone, il volume offre un compendio di numerose sentenze emesse dai tribunali militari negli anni della prima guerra mondiale, riguardanti in maggioranza soldati, ma anche, e questo ne è forse l’aspetto più interessante e originale, civili. Come è indicato espressamente, il volume ha ?innanzitutto pretese divulgative? (p. 12); e se le pretese erano di offrire un quadro complessivo della giustizia militare in periodo bellico, questo obiettivo è stato effettivamente raggiunto, perché la messe di giudizi che esso offre costituisce ? non solo per il lettore comune ma anche per lo studioso ? un valido supporto alla conoscenza delle mancanze o dei reati nei quali incorrevano soldati e civili militarizzati, nonché dello iato esistente tra l’esiguità della colpa commessa e la durezza della pena comminata. Una durezza tuttavia in parte inevitabile ? ricorda l’autore ? dato che il codice penale militare era rimasto quello del 1859 (e, aggiungiamo, il codice del 1859 era a sua volta ricalcato su quello del 1840), e dati i continui e ineludibili richiami del Comando supremo a una applicazione rigida ed esemplare della normativa.
Volume, dunque, senz’altro meritorio: organizzato in capitoli secondo varie tipologie di reato (cupidigia, diserzione, indisciplina, autolesionismo, reati d’opinione, corrispondenza, frodi, attentati alla sicurezza dello Stato, violenza, militarizzati, con una conclusione su amnistia e ritorno allo stato di non belligeranza), esso presenta, in ogni capitolo, una breve introduzione storico-giuridica ai diversi temi e una successione di sentenze, delle quali alcune volte viene riportato utilmente per intero il testo, sì da permettere di valutare, attraverso il linguaggio giurisprudenziale, le maglie che costituivano il tessuto normativo e la mentalità giuridica. Ma, accanto ai pregi, l’opera, frutto di un indubbio lavoro di scavo negli archivi e di un vasto spoglio della stampa, presenta dei difetti. Alcuni sono attribuibili all’editore, come la mancanza di un indice dei nomi, una bibliografia nella quale è presente solo il cognome e non il nome degli autori, e svariati refusi riguardanti la punteggiatura. Altre lacune, non giustificabili neppure dal carattere di divulgazione del testo, sono invece frutto dell’essere l’autore uno studioso non ?di mestiere’: la pur diligente ricerca storica è infatti basata su una conoscenza limitata dei volumi attinenti al tema (come ignorare ad esempio un’opera fondamentale per l’analisi delle sentenze come La follia e la fuga di Bruna Bianchi, della quale viene citato solo un precedente saggio, seppur pertinente?); ancora più gravemente, l’autore non ci indica quali siano stati i criteri di scelta delle sentenze; di molte di esse non vengono inoltre segnalati il tribunale giudicante o la fonte da cui è tratta la notizia; e non sono citati i fondi archivistici dai quali provengono le carte dei vari tribunali (è presumibile comunque che si tratti dell’Archivio centrale dello Stato). Pur mantenendo dunque i caratteri di utile e originale contributo, il volume perde per tali motivi buona parte del suo valore scientifico.

Giovanna Procacci