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Andrea Pirani Cevolani – Le scuole allievi ufficiali della GNR durante la Repubblica Sociale Italiana. L’esperienza di Fontanellato – 2008

Andrea Pirani Cevolani
Civitavecchia, Prospettivaeditrice, 194 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2008

Più che a una ricostruzione delle quattro Scuole allievi ufficiali della Gnr, compresa quella di Fontanellato, alle quali parteciparono circa 3.300 giovani fra i 17 e i 25 anni, l’a. è interessato a contestare quella che chiama «la storiografia ?ufficiale’» (Ganapini, Lepre, Ferrari, Franzinelli: p. 46) per avere utilizzato alcuni scritti degli allievi fra le prove dell’antisemitismo di Salò. Oltre un terzo del libro è infatti dedicato a questo argomento (pp. 111-173 e passim).Al termine del suo corso di Cultura politico-razziale, Sergio D’Alba invitò gli allievi allo sviluppo del tema Come concepite un’azione razzista nella Rsi e i 13 componimenti giudicati migliori furono inviati al duce. Espulsione, annientamento, controllo integrale di qualsiasi testo, analisi del sangue per impedire accoppiamenti «impuri» erano alcune delle proposte per separare «la razza dei parassiti insaziabili» dall’«uomo di ceppo ariano, attivo, creatore, dominatore guerriero». Alla sola «minoranza aristocratica», vera espressione della «razza di Roma» e in grado di salvaguardarla, doveva poi spettare il diritto dovere del governo; agli altri l’obbedienza.Fra il 2000 e il 2001 l’a., messosi in contatto con gli ex allievi ufficiali della Scuola di Fontanellato ancora viventi e disponibili, ha realizzato 14 interviste e ricevuto 9 risposte ai questionari inviati. Un nucleo centrale delle domande verteva sulle lezioni di D’Alba; un altro sulla complessiva esperienza dell’ex allievo. Purtroppo, solo le parti relative alla «scelta» e alla partecipazione all’operazione Wallenstein, che mise a ferro e fuoco l’Appennino occidentale emiliano e che viene qui ridotta a una sorta di campo estivo, trovano spazio nel libro; le altre sono omesse. Il ritrovamento, importante, delle dispense di D’Alba e dei testi di supporto (di Evola, Preziosi, Papini?) ha consentito un confronto tra questi e gli scritti degli allievi, dal quale si ricava una ripresa piuttosto pedissequa della lezione dell’insegnante, ciò che conduce l’a., sostenuto dalle risposte raccolte nel corso della ricerca, a minimizzare l’antisemitismo di quei giovani.Nodo complesso quello della formazione e nodo complesso quello della memoria. Il primo non risolvibile nella levata di spalle di tipo «goliardico» nei confronti dell’insegnamento anche perché, non va dimenticato, gli allievi ufficiali erano nella maggioranza volontari convinti delle «ragioni» dell’alleanza con la Germania nazista. Riguardo alla memoria, che vorrebbe oggi accreditare quell’atteggiamento «goliardico», vi è da chiedersi quanto essa risenta del tempo attuale, e comunque dovrebbe far pensare la noncuranza odierna verso quanto si è prodotto o fatto o anche solo accettato (di mortifero) nel passato. Se è più che comprensibile la tensione dell’a. a voler capire la vicenda del parente Erino Chirico, cui è dedicato il libro e che nei ricordi familiari nulla aveva del milite fanatico, meno comprensibile è la proiezione di questa immagine sull’intera storia del periodo insieme con la trasformazione di quella guerra in una guerra «tradizionale».

Dianella Gagliani