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Bruno Maida – Artigiani nella città dell’industria. La CNA a Torino (1946-2006) – 2007

Bruno Maida
Prefazione di Giovanni De Luna, Torino, Edizioni SEB 27, 276 pp., Euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2007

Realizzato in occasione del 60° anniversario dalla fondazione della Associazione provinciale di Torino della Confederazione nazionale dell’artigianato, il libro di Bruno Maida ricostruisce in modo puntuale la storia dell’organizzazione, con frequenti richiami alle vicende del tessuto associativo italiano, e si confronta con i problemi economici, sociali, politici e culturali vissuti dal mondo dell’artigianato locale e nazionale. Per affrontare i diversi livelli di analisi, l’a. intreccia in modo sapiente una pluralità di fonti: d’archivio, a stampa, dati statistici.Il volume ripercorre quella che nella Prefazione Giovanni De Luna definisce «la lunga traversata della ?terra di mezzo”» (p. 11), proprio a voler evidenziare la difficile caratterizzazione sociale dell’artigiano, figura che sin dalle origini dell’età contemporanea si pone a metà strada tra i primi operai di mestiere e i fabbricanti; collocazione che muta gradualmente nel ‘900, quando l’identità artigiana resta compressa tra operai e imprenditori, specie a Torino, città simbolo della grande fabbrica moderna. Per circa un secolo, dalla metà dell’800, quando compaiono le Società di mutuo soccorso, interclassiste e apolitiche, fino alla caduta del fascismo, che pure prova a irreggimentare nello Stato totalitario la Federazione autonoma delle Comunità artigiane d’Italia, con il chiaro obiettivo di favorire la stabilità sociale e aumentare il consenso tra i ceti medi, gli artigiani sono relegati in una condizione marginale.Nell’Italia repubblicana gli equilibri mutano gradualmente. La periodizzazione proposta da Maida risulta convincente. Ricordato che la Costituzione affida alla legge e alle Regioni lo sviluppo dell’artigianato, egli si sofferma sulla nascita nel dopoguerra delle prime organizzazioni rappresentative, in particolare CNA e Confartigianato (ben presto destinate a scontrarsi nel clima della guerra fredda), notando come il settore sia comunque confinato ai margini della ricostruzione. Passa quindi agli anni del miracolo economico, preceduti nel comparto da una significativa produzione legislativa (leggi sull’apprendistato, sulle imprese artigiane, sull’assistenza sanitaria, sulla previdenza); sono gli anni in cui, se la società industriale accentua la polarizzazione tra operai e capitale, in tanti territori (anche a Torino, ma soprattutto nella Terza Italia) si pongono le basi per la successiva crescita della piccola impresa: uno «sviluppo inatteso» (p. 165), sostenuto dalla legge-quadro del 1985, che inaugura una «nuova stagione» (p. 207), durante la quale l’artigianato si «libera» dalla grande impresa per ricoprire un ruolo autonomo sempre più importante nell’economia italiana ed europea, nella politica e in un sistema di relazioni sindacali che si avvia finalmente a maturazione. Sullo sfondo, tuttavia, restano i problemi di sempre: i nodi dell’accesso al credito; i rapporti problematici col sistema fiscale, accentuatisi nell’ultimo ventennio; un sostegno legislativo, soprattutto regionale, non sempre all’altezza; le condizioni economiche e normative più sofferte dei dipendenti dalle imprese artigiane.

Fabrizio Loreto