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Pietro Tino – Le radici della vita. Storia e fertilità della terra nel Mezzogiorno (secoli XIX-XX) – 2010

Pietro Tino
introduzione di Piero Bevilacqua, Roma, Edizioni XL, 124 pp., Euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il libro, come spiega Bevilacqua nell’introduzione, tratta, in chiave storica, con una sapiente ricerca e l’utilizzo di fonti pregiate, il tema della fertilità dei suoli. Un argomento importante nel panorama della storia ambientale e che è divenuto di sopravvivenza globale. Il libro è composto di tre capitoli. Nel primo si analizzano i sistemi naturali di fertilizzazioni della terra utilizzati agli inizi del XIX secolo nel Mezzogiorno continentale. All’interno di un sistema agricolo instabile, dove lo squilibrio tra risorse e popolazione era una variabile costante, la concimazione vegetale e animale si univa alla raccolta di rifiuti organici per contribuire alla rigenerazione delle terre. Si stabiliva un rapporto simbiotico tra la campagna che forniva prodotti agricoli e la città che restituiva il concime ai suoli al fine di preservare l’equilibrio alimentare. L’800 fu anche il secolo in cui cresceva il livello di sfruttamento delle terre. L’introduzione di metodi razionali, le foraggere, fu limitata e il patrimonio zootecnico, causa la riduzione dei pascoli, soddisfaceva parzialmente il bisogno di concime organico.Nel secondo capitolo si analizzano i processi avvenuti tra le due guerre. L’aumento demografico, l’ampliamento della superficie granaria e il ripristino delle rotazioni deperiva la zootecnia e riacutizzava lo squilibrio tra bisogno e disponibilità di concime organico. Il fascismo aveva tentato di sostenere la concimazione chimica contenuta dall’eccessivo costo del trasposto, l’aridità e i terreni argillosi che ne limitavano l’efficacia produttiva. Per i tecnici agrari era prioritario ristabilire l’«equilibrio fra il bestiame e il grano» (p. 79) che le politiche protezioniste avevano alterato. Così, il marcato squilibrio tra colture depauperatrici e miglioratrici avrebbe provocato la diminuzione della produzione di cibo. In tal senso l’a. fornisce una chiave di lettura fino a oggi poco esplorata delle lotte contadine indotte dal «depauperamento della fertilità di quella terra che sosteneva la quotidiana vita materiale» (p. 87) dei ceti rurali. Nell’ultimo capitolo l’a. analizza le inedite trasformazioni agricole nell’ultimo cinquantennio. A stravolgere i connotati dell’agricoltura contribuì l’uso crescente dei concimi chimici, l’introduzione di varietà colturali ad alto rendimento, la modifica degli ordinamenti colturali nonché l’uso di diserbanti e insetticidi. Ciò ha determinato la crescita esponenziale dei livelli di produttività delle singole colture ma ha inciso negativamente sulla conservazione della fertilità integrale dei terreni, alterando la struttura dei suoli e la loro attitudine a rigenerarsi e a produrre. Per l’a. si è destrutturata la pratica della concimazione organica e con essa l’operosità contadina e il rapporto tra agricoltura e allevamento che contribuiva alla raccolta di concime organico. Dalla confluenza di questi fattori hanno avuto luogo fenomeni di desertificazione dei terreni e di inquinamento illegale dell’ambiente. Le riflessioni giungono fino a oggi per svelare le strategie produttive di un modello che palesa limiti divenuti ormai drammatici.

Francesco Di Bartolo