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Generi e industria cinematografica in Italia. Il caso Titanus (1949- 1964)

Francesco Di Chiara
Torino, Lindau, 299 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2013

La Titanus, fondata nel 1904 da Gustavo Lombardo, è la più longeva tra le case di
produzione italiane e ha svolto un ruolo fondamentale nell’industria del cinema e nell’industria
culturale del paese. Il saggio si concentra sul quindicennio che va dal suo primo
grande successo di pubblico, Catene di Raffaello Matarazzo (1949), fino al ritiro dalla
produzione cinematografica nel 1964.
Quando alla fine degli anni ’40 fu il figlio di Gustavo, Goffredo, ad assumere la
direzione dell’impresa di famiglia, la Titanus si impose per solidità, partecipando a superproduzioni
internazionali e offrendo spazio artistico a una nuova generazione di autori,
tra cui registi come Olmi e Petri. Qui ci si concentra però soprattutto sulla produzione
di quei film popolari che permisero l’ascesa della casa, lasciando in secondo piano i film
d’autore che pure furono rilevanti, come ad esempio due capolavori quali Rocco e i suoi
fratelli e Il gattopardo. La sua parabola ascendente si interruppe quando, a causa dei costi
sempre più alti delle pellicole, essa si indebitò al punto da interrompere l’attività produttiva,
limitandosi alla sola distribuzione (rientrò nella produzione negli anni ’90 grazie alle
fiction televisive).
Della produzione Titanus, l’a., storico del cinema, ricostruisce in modo sintetico
ma efficace la vicenda, inserendola nel più ampio contesto dell’economia e della politica
italiana del periodo. Poiché l’interesse è specialmente rivolto alle dinamiche legate
all’industria cinematografica di quegli anni (i legami del cinema con le forme spettacolari
tradizionali e con il nuovo scenario mediatico, il rapporto tra culture locali e un’identità
nazionale che si andava definendo negli anni del boom), il volume è stato programmaticamente
diviso in due sezioni. La prima considera la dimensione industriale della Titanus
in rapporto alla sua storia e al contesto produttivo italiano, individuandone le peculiarità;
la seconda si concentra sui due generi cinematografici che ne hanno fatto la fortuna: il
melodramma e la commedia, ripercorrendo nel dettaglio i titoli della casa.
Il catalogo Titanus, nei suoi anni d’oro, era infatti estremamente articolato anche in
considerazione della necessità di diversificare il rischio d’impresa. Le pellicole, di conseguenza,
erano altrettanto diversificate per ambizioni di qualità, pubblico di riferimento e
impegno produttivo, secondo quella che si potrebbe definire una stratificazione tripartita
(una costante della casa per buona parte della sua storia): un livello basso (film comici a
basso costo), uno medio (film comunque a basso costo ma che potevano contare su divi
di richiamo, prerequisito per successi sicuri), e infine la fascia alta, quella delle pellicole
che ambivano a riconoscimenti internazionali (Il cappotto, Roma ore 11).
Per uno storico, è certamente di maggiore interesse la prima parte, mentre la seconda,
pur ricca di indicazioni rispetto a generi e strutture narrative, resta più legata ad
aspetti squisitamente cinematografici ricostruiti anche grazie al patrimonio di pellicole
della Titanus depositato presso la Fondazione Cineteca di Bologna.

Silvia Cassamagnaghi