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La Resistenza dimenticata. Partigiani italiani in Montenegro (1943-1945)

Eric Gobetti
Roma, Salerno, 178 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2018

Questo lavoro si inserisce in un percorso di ricerca pluriennale dell’autore. Eric Go- betti, studioso di storia contemporanea dei Balcani, ha infatti dedicato vari articoli e monografie all’esperienza della seconda guerra mondiale in Jugoslavia e, in particolare, alle vicende dell’occupazione italiana. Qui egli affronta un capitolo più circoscritto di quegli anni: le storie dei soldati italiani che, dopo l’8 settembre, scelsero di combattere nella Resistenza jugoslava, componendo la divisione italiana Garibaldi.
Il volume è frutto di una ricerca più ampia che ha permesso all’a. di realizzare anche un film documentario (Partizani, 2015) su quelle vicende, grazie a una serie di interviste ai reduci ancora in vita. Proprio l’uso di fonti orali e di altre testimonianze dirette, come alcuni diari conservati nell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano, costituisce il con- tributo più originale dato da questa opera a un tema già affrontato dalla storiografia, con cui l’a. non manca di confrontarsi. Le altre fonti utilizzate sono in prevalenza le carte dello Stato maggiore dell’Esercito, dell’Archivio militare di Belgrado e altri nuclei documentari (tra cui gli archivi privati delle famiglie dei reduci). Il risultato è una narrazione molto personale delle storie individuali di quei soldati, come l’a. dichiara nell’Introduzione (p. 8). Il libro si presenta agile e con un taglio volutamente divulgativo. Le principali que- stioni, infatti, sono ricostruite nelle linee essenziali e, all’interno di questo quadro, sono collocate le testimonianze dirette dei reduci raccolte dall’a. L’obiettivo è di stimolare il pubblico italiano a prendere coscienza di quelle storie, affinché il ricordo della divisione Garibaldi possa trovare posto nella memoria collettiva nazionale. A differenza di quanto è avvenuto in Montenegro, infatti, dove quelle vicende sono state sempre note e tenute in grande considerazione (esiste anche un monumento, inaugurato nel 1983 dall’allora presidente della Repubblica Pertini), in Italia non può dirsi lo stesso.
Il libro è strutturato in tre capitoli: il primo sulle vicende riguardanti l’entrata in guerra dell’Italia e l’occupazione della Jugoslavia, mentre il secondo si concentra sulle confuse e drammatiche settimane successive all’8 settembre. Vi si mettono in luce le ragioni che spinsero molti soldati a non arrendersi all’esercito tedesco ma, al contrario, a unirsi alla Resistenza partigiana, con i cui comandi, peraltro, i rapporti furono piuttosto complessi. L’ultimo capitolo è dedicato al calvario della divisione i cui caduti, alla fine del conflitto, sarebbero tra i 6500 e gli 8500.
Il volume è, in conclusione, non solo un lavoro di ricerca ma anche un omaggio dell’a., realizzato con una narrazione mai neutrale di un insieme di storie che in Italia sono state a lungo ritenute scomode. Infatti, si tratta di vicende di uomini etichettati banalmente come comunisti e che lo stesso Pci non riteneva utili, poiché essi avevano combattuto con Tito che, dopo il 1948, fu considerato un avversario anche dai comunisti italiani.

Antonio D’Alessandri