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Eugenio Battisti a Torino 1924-1950

Giuseppa Saccaro Del Buffa Battisti
Firenze, Olschki, XIII-234 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2018

Volume di notevolissimo interesse culturale e storico per molti motivi. Si tratta di un’opera che la moglie di Battisti, a sua volta studiosa di livello internazionale, ha costruito con un sapiente montaggio di documenti, in buona misura inediti, commentati con cura e precisione. Essi consentono di entrare nel laboratorio intellettuale effervescente di una personalità dalle mille curiosità, uno studioso ma anche un animatore instancabile d’iniziative culturali pionieristiche, originali, utopiche.
Proprio la varietà di interessi di Eugenio Battisti (1924-1989) possono essere di osta- colo a una adeguata conoscenza, scoperta o riscoperta, del suo apporto alla cultura italiana del ’900, non solo nel campo della storia dell’arte, a cui appartiene l’opera sua più nota, L’antirinascimento, frutto di una stagione successiva (sarà pubblicata da Feltrinelli nel 1962), e però in queste pagine se ne coglie il nucleo originario: l’interesse per la dimensione magica, esoterica, religiosa, tecnica, artigianale, fabbrile, anticlassicista e anticlassista.
Battisti esordisce giovanissimo nell’estate del 1943 come commentatore delle trasmissioni radiofoniche sul «Corriere Mercantile» di Genova, entra poi in contatto con ambienti della Resistenza a Torino, la città natale con cui avrà un rapporto intenso e conflittuale, e ha un ruolo importante e misconosciuto nell’episodio emblematico della liberazione della sede Eiar di Torino, nei giorni convulsi tra il 25 e il 28 aprile 1945. La testimonianza di Battisti, che l’a. contestualizza con acribia, è contenuta nel dattiloscritto «Alcuni cenni sulla liberazione della radio italiana di via Montebello 12» (pp. 23-27) di poco successivo ai fatti.
Battisti abitava nella stessa via, nei pressi della Mole Antonelliana, e già durante l’occupazione, aveva organizzato nel cortile di casa una prima rappresentazione teatrale, allestendo la Pasqua di August Strindberg. Il teatro era in quegli anni la sua passione dominante, nonché il tema centrale del presente volume. Nel fervore del dopoguerra vi si dedica con energia, facendo il regista ma anche il tecnico delle luci e ogni altro lavoro. Come studioso, il teatro lo interessa in tutte le sue espressioni. Punta alla «rappresentazione di testi poco frequentati […] connessi con la storia della musica e sceneggiature di artisti contemporanei, in un tipico intreccio di arti diverse, che egli sosterrà per tutta la vita» (p. 92).
Di godibilissima lettura sono le critiche teatrali dell’autunno 1948 nell’ambito della Biennale di Venezia; acuti gli inediti dedicati a teatro e cinema risalenti al 1949. Nel 1947 Battisti si era laureato con la tesi Contributo ad una estetica della forma, relatore Luigi Pareyson. I suoi interlocutori principali di quegli anni erano i pittori Francesco Menzio e Albino Galvano, assieme a Gian Renzo Morteo, Anna Maria Brizio, Angiola Massucco Costa. L’ambiente è in buona misura quello dell’Unione Culturale ma è tutta la vita intellettuale della capitale sabauda, sullo sfondo di guerra e dopoguerra, che viene passata a contropelo da Eugenio e Giuseppa Battisti in pagine che meritano un’attenta lettura.

Pier Paolo Poggio