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Il sessantotto lungo la via Emi- lia. Il movimento studentesco in Emilia-Romagna (1967-1969)

William Gambetta, Alberto Molinari, Federico Morgagni
Roma, BraDypUS, 293 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume nasce nell’ambito del progetto intitolato «il Sessantotto lungo la via Emilia», promosso dalla rete degli Istituti storici della Resistenza dell’Emilia-Romagna, finanziato dalla legge regionale Memoria del Novecento. Il progetto ha portato alla realizzazione di due prodotti: il portale web http://viaemilia68.it, dedicato a raccogliere racconti, immagini, luoghi e il libro che si interroga sul Sessantotto partendo dagli universitari per includere gli studenti medi attraverso un taglio cronologico ristretto al 1967-1969.
Questa scelta, che limita di fatto un’analisi di più lungo respiro non permettendo di riflettere sulle radici del movimento e sulla formazione politica dei protagonisti la cui storia va ben oltre il 1969, ci offre ad ogni modo una lente privilegiata per guardare a un fenomeno di interesse globale in una realtà specifica. Il Sessantotto in Emilia-Romagna – come si evince dal contributo di Molinari – è parte di uno spazio globale di protesta all’interno del quale gli studenti trovano forme e contenuti propri di contestazione che si innestano su temi condivisi con i movimenti di tutto il pianeta.
La dialettica centro periferia – presentata da Gambetta – si snoda tra le città con le quattro sedi universitarie (Bologna, Modena, Parma e Ferrara) e i centri minori dove gli studenti, alla ricerca della solidarietà dell’opinione pubblica, proiettano la protesta fuori dalle aule e la estendono ai luoghi di aggregazione condivisa quali cinema e pubbliche cerimonie; così come la protesta trova asilo negli spazi utilizzati dagli operai protesi allo scardinamento del mondo capitalistico. Ne emerge la mancanza di un vero centro propulsore del movimento – le città sedi universitarie fungono infatti semplicemente da apripista – assenza che fa risaltare la dimensione policentrica del Sessantotto regionale.
La novità più interessante del volume si rintraccia nell’analisi, proposta da Morgagni, del rapporto tra movimento e Pci in un ambito regionale quale quello emiliano-romagnolo in cui la sinistra storicamente radicata svolge un ruolo centrale di mediazione politico-sociale. Il Partito cerca di capitalizzare l’onda del movimento sul piano della rappresentanza politica attraverso le amministrazioni che governano le istituzioni locali e regionali portando avanti un rapporto dialettico che nel volume viene messo in luce anche nelle sue contraddizioni. Di fatto, quando questa relazione rimane sul piano sociale, la spinta del movimento può essere tollerata, mentre quando la protesta si sposta su un piano politico va controllata perché l’estremismo diviene inaccettabile per un Partito saldamente ancorato alle istituzioni che anche agli occhi dei contestatori viene considerato forza moderata incline al compromesso.
L’estensione di questa analisi ad altre forze politiche presenti in Emilia-Romagna, a cui sono riservati solo brevi cenni, contribuirebbe senza dubbio ad ampliare le considerazioni emerse e potrebbe essere un utile spunto per estendere il lavoro ad altre regioni o ad aree sovraregionali.

Simona Salustri