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Mussolini’s Nation-Empire. Sovereignty and Settlement in Italy’s Borders 1922-1943

Roberta Pergher
Cambridge, Cambridge University Press, 300 pp., € 95,88 (Hardcover), € 27,21(Paperback)

Anno di pubblicazione: 2018

Mussolini’s Nation-Empire analizza due tra i principali progetti demografici intrapresi
dal regime fascista, implementati nella colonia libica e nei territori acquisiti a seguito della
prima guerra mondiale nel confine nord-orientale. Secondo l’a. questi progetti di popolamento,
in apparenza distanti, possono essere letti attraverso un apparato critico unitario
in quanto entrambi servirono ad affermare la sovranità fascista su territori instabili e restìi
all’italianizzazione. L’a. rivendica così una discontinuità sostanziale con la produzione
storiografica precedente, in quanto interpreta queste esperienze come ispirate non tanto
dalla necessità di alleviare la pressione demografica nella penisola, ma come strumenti per
affermare la nuova giurisdizione italiana su territori contesi (pp. 9 e 24).
L’Introduzione e il primo capitolo offrono una ricostruzione della situazione geopolitica
e una riflessione teorica su categorie quali sovranità, identità nazionale, autodeterminazione
(p. 69). Secondo l’a., i paradigmi classici dei settler colonial studies, approfonditi
anche nel secondo capitolo, non sono capaci di cogliere in pieno la relazione tra
sovranità nazionale ed espansione imperiale che si venne a creare in questi progetti di
colonizzazione (p. 110). Il riferimento ai lavori di Frederick Cooper e di Ann Stoler è
palese, e viene sostanziato nel terzo capitolo, che analizza come i repertoires of common
sense abbiano orientato i vari attori che agivano a livello locale e che determinarono il successo,
o più spesso il fallimento, dei progetti d’insediamento (p. 153). Il quarto capitolo
studia le modalità attraverso le quali il fascismo trattò giuridicamente e politicamente gli
«altri» nei territori contesi, tematica questa che ritorna nell’ultimo capitolo sul sistema
delle opzioni del 1939 per i cittadini dell’Alto Adige, che secondo l’a. rivela la sostanziale
inefficacia delle politiche d’italianizzazione.
Nel complesso, l’a. bilancia bene fonti di varia natura, evidenziando lo iato tra teorie
e pratiche di colonizzazione demografica. Paiono particolarmente efficaci le sezioni
dedicate alla ricostruzione delle storie particolari di coloni o di teorie/progetti specifici
d’insediamento. Proprio per questa ragione, l’interpretazione unitaria di queste esperienze
come strumenti per affermare una giurisdizione su territori contesi tende a non restituire
appieno la complessità dei processi storici (ben descritti nel volume), e crea una dicotomia
quasi forzata con l’interpretazione storiografica che ha visto gli insediamenti come
soluzioni alla pressione demografica e come sbocchi per un’emigrazione controllata. Pare
inoltre debolmente approfondita la scelta di non includere l’analisi dei progetti d’insediamento
nel Corno d’Africa. Nonostante queste considerazioni, il volume è interessante e
originale, e si presta a essere preso come punto di partenza per ulteriori approfondimenti
sulla natura della relazione tra impero e nazione durante il fascismo.

Gianmarco Mancosu