Il diritto alla salute è sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana, ma dopo il 1968 una serie di leggi di riforma (dalla legalizzazione dell’aborto all’istituzione dei consultori, dalla legge Merli sulla tutela delle acque alla legge Basaglia sulla dignità delle persone con problemi mentali, fino all’istituzione del Servizio sanitario nazionale) porta alla luce riflessioni sui concetti di corpo, ambiente di vita e inclusione sociale non più riservati a ristrette élites politiche e intellettuali, ma ormai entrate a pieno diritto nel discorso pubblico. Quale idea di corpo e di rischio per la salute giungono a imporsi in questo quadro? Come vengono raffigurati i corpi “sani” e i corpi “malati”, e che cosa comporta questa rappresentazione in rapporto al genere e al welfare? Come si combinano il discorso sul benessere psicofisico, sulla salute come valore e sulla discriminazione per motivi di salute che, proprio a partire dagli anni Settanta, si afferma nell’opinione pubblica? Quale ruolo gioca la coscienza ambientalista? Obiettivo del convegno è indagare in maniera interdisciplinare, con contributi di carattere storico, linguistico e pedagogico, come il dibattito politico e culturale abbia assorbito le spinte provenienti dalla società e registrato i mutamenti culturali.