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Il nuovo sistema di reclutamento nella nostra disciplina: un terremoto?

di Raffaele Romanelli

Come prima cosa vanno messe in evidenza la novità e l’importanza del cambiamento. Da tempo i meccanismi di selezione dei ruoli docenti erano quasi fermi. Come si può agevolmente constatare consultando l’apposito “dossier” preparato nel sito web della Sissco, per la storia contemporanea negli ultimi 15 anni erano stati nominati solamente 17 professori ordinari in due tornate concorsuali e 57 professori associati in tre tornate. Ma la lentezza non significava prudenza e severità. A futura memoria, ricordiamo che il meccanismo concorsuale era in sintesi il seguente: le singole sedi deliberavano per la messa a concorso di una cattedra e le varie richieste erano raccolte a livello nazionale per gruppi disciplinari (nel nostro caso storia contemporanea comprendeva anche storia del Risorgimento, storia dell’Italia contemporanea, storia dei partiti…, ecc.). Raccolti poi tutti i concorsi in un medesimo bando e presentate le domande, si formava una commissione nazionale per ciascun settore, con il sistema misto di elezione e sorteggio (con una differenza tra cattedre di prima e di seconda fascia: nel primo caso era eletto un numero di commissari doppio rispetto al necessario, e tra questi la commissione era estratta a sorte; nel secondo era invece estratto a sorte tra tutti gli eleggibili della materia un numero doppio di commissari, e tra questi era votata la commissione). La dimensione delle commissioni variava in relazione al numero dei candidati da esaminare (elemento che peraltro non alludeva a una “divisione del lavoro” tra commissari, in quanto comunque tutti erano tenuti ad esaminare e valutare tutti).
Non è qui in discussione l’efficacia o la bontà del sistema, o l’eventuale scarto tra disegno normativo e pratiche effettive. Il fatto è che il sistema era ritenuto insoddisfacente, e con gli anni è andata crescendo una richiesta di cambiamento. Alla luce delle innovazioni successive, un dato tra gli altri va messo in risalto, e cioè il fatto che ogni singola sede che aveva bandito il posto era poi tenuta a rispettare il giudizio della commissione nazionale, e dunque a chiamare in ruolo uno dei vincitori. Ciò dava un ruolo rilevante non al “centro”, come viene a volte detto, bensì al complesso dei quadri accademici nazionali. L’effetto sulle singole sedi era peraltro incisivo: se una sede era in grado di presentare e difendere un candidato forte, il sistema ne ratificava facilmente le esigenze; in caso contrario, le strategie locali dovevano cedere alle decisioni collettive.
Non varrebbe la pena nemmeno di ricordare questa dimensione nazional-unitaria del sistema, tanto essa è intrinseca alla natura stessa della cultura universitaria, che da sempre è fondata – in Italia come altrove – sulla circolazione nazionale dei docenti e su carriere costruite su una molteplice esperienza – in genere dalle sedi minori alle maggiori. L’inbreeding, l’”autoallevamento locale” – se così si può dire – è sempre stata la malattia da cui l’accademia deve difendersi. Se la cosa va ricordata è solo perché è precisamente su questo punto che la nuova legge ha inteso incidere profondamente. La congiuntura culturale e politica era molto favorevole alla nozione di “autonomia” in generale, e alle università era stata già conferita autonomia finanziaria. A ciò si aggiungeva il desiderio di “snellire” le procedure, che il sistema dell’accorpamento nazionale rendeva farraginose e lente, ed infine la pressione di una generazione – o più di una generazione – di potenziali professori che stavano invecchiando nei ruoli locali di seconda fascia o di ricercatori e ambivano ad una promozione.
A tutto ciò ha provveduto la nuova legge. Non che l’abbandono del sistema nazionale sembrasse indolore allo stesso legislatore; pur accedendo alla richiesta di “autonomia”, c’era pur sempre il problema di salvaguardare un minimo di valutazione esterna alla provincia, e un minimo di competitività del sistema. All’allora ministro dell’Università, Luigi Berlinguer, docente universitario ed ex rettore, il problema non sfuggiva. Ma come bilanciare le decisioni locali con le esigenze della comunità scientifica nazionale? Come varare un meccanismo che desse risposta rapida alle attese da tempo maturate? Si discussero molte diverse proposte; la preferita sembrava quella di formare, per via di concorso competitivo, delle liste nazionali di idonei, dalle quali le singole sedi avrebbero liberamente potuto attingere. Ma avrebbero dovuto essere aperte o chiuse quelle liste? E l’idoneità avrebbe avuto valore definitivo, o pro tempore? In entrambi i casi, comunque alle singole sedi l’indicazione della comunità nazionale non sarebbe stata imposta, giacché esse avrebbero pur sempre potuto non nominare alcuno degli idonei. Certo, il rischio di una chiusura provinciale permaneva, e si pensò perfino di introdurre per legge il divieto di svolgere l’intera carriera nella singola sede (il progetto di legge presentato alle camere prevedeva appunto che per essere chiamato in una sede un docente dovesse aver insegnato per un certo periodo di tempo altrove, norma esistente anche in altri sistemi, come l’austriaco, dove peraltro è facilmente elusa.(1)
Si è infine pensato di adottare il nuovo sistema che dovrebbe eliminare l’accorpamento nazionale dei concorsi (ogni bando è indipendente, e segue i suoi tempi). Per i posti di prima e di seconda fascia il nuovo sistema prevede che, bandito il posto da una sede, si formi una commissione nazionale ad hoc di cinque membri (tutti ordinari per la prima fascia; tre ordinari e due associati per la seconda, almeno se il commissario designato è un professore ordinario), dei quali uno è designato dalla sede interessata e gli altri sono eletti dalla comunità scientifica di settore a livello nazionale. Come si vede l’”autonomia” è esaltata nella singolarità dei singoli concorsi, mentre i quadri nazionali delle discipline sono chiamati a governare i singoli con commissioni ad hoc, ma non locali. Tale commissione ha il potere di nominare tre idonei – ma ciò dovrebbe riguardare solo il primo biennio di applicazione; già dall’anno prossimo gli idonei saranno due – che potranno (non dovranno) essere nominati da qualsiasi università della Repubblica. Diverso il sistema per il reclutamento dei ricercatori, che pure è stato modificato. In questo caso, la commissione è composta di tre membri, un professore ordinario, un associato e un ricercatore; dopo che la sede ha nominato un suo rappresentante (normalmente un ordinario) tutti gli appartenenti alle altre due categorie eleggono il proprio rappresentante. Come si vede, sono così rappresentate a livello nazionale le due categorie che non hanno già un membro interno designato dalla sede. Nei non molti concorsi già avviati, il membro designato è normalmente un professore ordinario, ciò che esclude ogni influenza dei ruoli nazionali della categoria.
Non intendo valutare il nuovo sistema, che del resto è già stato oggetto di diverse riflessioni e commenti. Tra i soci della Sissco, si sono già espressi Tommaso Detti e Nicola Tranfaglia, oltre al sottoscritto, su “Il Mulino” n. 384, luglio/agosto 1999. Benché si trattasse in tutti e tre i casi di storici contemporanei, i primi due intervenivano in quanto presidi di facoltà di Lettere, e tutti parlavamo della legge in generale, non del nostro settore disciplinare. Piuttosto, poiché con il nuovo sistema sono già stati banditi 28 posti di prima fascia (per un totale di 84 idoneità, che complessivamente raddoppiano i ruoli organici della disciplina), 26 di seconda fascia (per un totale di 78 idoneità) e 11 di ricercatore, è sembrato utile avviare una prima riflessione sui risultati ottenuti con la nuova selezione.
La redazione dell’Annale e il comitato direttivo della Sissco hanno allora discusso circa i nomi ai quali chiedere un parere. è sembrato che se essi fossero stati estranei al sistema (ad esempio studiosi di altri paesi, docenti fuori ruolo, non accademici), essi avrebbero avuto qualche difficoltà a entrare nel merito di un meccanismo complesso e di una serie numerosa di nomi a volte non di grandissima fama; d’altra parte chi fosse stato ben addentro alle cose difficilmente sarebbe apparso buon giudice. Si è così pensato di chiedere il parere di quei docenti che avevano ricevuto una “nomina” nel corso di elezioni svoltesi nell’ambito della categoria per iniziativa degli ordinari stessi del raggruppamento, all’inizio di quest’anno. Di questa iniziativa, non a tutti nota nei dettagli, conviene perciò far cenno.
La “Consulta”
Il 3 maggio del 1999, proprio in occasione della prima fase di applicazione del nuovo sistema, alcuni docenti – e più precisamente Giuseppe Barone, Maurizio Degl’Innocenti, Tommaso Detti, Ernesto Galli della Loggia, Agostino Giovagnoli, Francesco Malgeri, Nicola Tranfaglia e Angelo Varni – presero l’iniziativa di convocare tutti gli ordinari del settore per discutere insieme la situazione. Erano state già allora avviate 17 procedure di selezione (per 51 idoneità, 36 di prima fascia e 15 di seconda). «Il loro numero è tale – scrivevano i promotori – che anche un settore consistente come il nostro rischia di non poter gestire lo sviluppo della disciplina senza serie difficoltà. Questa situazione appare come il risultato di una totale assenza di collegamenti tra il gruppo disciplinare e le facoltà, a cui compete il bando dei concorsi. Ciò sottolinea l’esigenza […] di disporre di un luogo nel quale discutere tutti insieme delle prospettive della disciplina».
Il fatto che per la prima volta si proponesse di riunire tutti i docenti di storia contemporanea era molto significativo. Segnalava innanzi tutto, se non l’avvenuto superamento di gruppi e frazioni ideologicamente orientate che caratterizzava la disciplina, almeno il desiderio di muovere in quella direzione, e la disponibilità a farlo. L’accenno, poi, al rapporto tra gruppo disciplinare e facoltà stava a indicare che il primo – la “disciplina” nel suo insieme – non intendeva delegare interamente alle seconde, ovvero alle singole sedi, con le loro pretese e aspettative “corporative”, la formazione dei quadri della disciplina. Perciò è significativo il buon successo che arrise all’iniziativa: 31 dei circa 80 ordinari della disciplina erano fisicamente presenti a Bologna il 20 maggio 1999 e altri 26, pur non potendo arrivare, avevano trasmesso la loro adesione. Fu allora deciso di dare vita a una “consulta di storia contemporanea” che affrontasse non solo la situazione del reclutamento, ma più in generale anche le altre questioni connesse alla prospettiva della disciplina, al suo statuto scientifico, alla sua “immagine esterna”, e così via. Ne furono incaricati gli stessi promotori dell’iniziativa, con pochi cambiamenti: nelle firme in calce a una lettera del 16 giugno che convocava una nuova riunione, questa volta a Roma il 2 luglio 1999, al nome di Giuseppe Barone si erano sostituiti quelli di Paolo Macry e di Mariuccia Salvati. A Roma fu dunque deciso di eleggere una vera “giunta permanente” per l’attuazione del programma. Il risultato di tali elezioni, svoltesi per corrispondenza e con un sistema di voto che consentiva l’espressione di cinque preferenze, fu scrutinato il primo febbraio 2000. Risultarono eletti Simona Colarizi, Tommaso Detti, Agostino Giovagnoli, Francesco Malgeri e Paolo Pombeni.
Il 20 marzo 2000 essi hanno mandato a tutti i colleghi ordinari la lettera seguente:
Care amiche, cari amici, come già sapete, dopo alcune riunioni dalle quali era emersa l’esigenza di costituire una consulta dei professori ordinari di storia contemporanea, il 1° febbraio scorso siamo stati eletti a far parte del comitato di coordinamento della consulta. Tuttavia soltanto 33 colleghi hanno espresso le loro preferenze, confermando in tal modo la loro volontà di dar vita a tale organismo. Desideriamo perciò ringraziare coloro che ci hanno accordato la loro fiducia, ma non riteniamo di poter procedere all’effettiva costituzione della consulta. Il mandato ricevuto da un terzo degli aventi diritto non costituisce infatti, a nostro parere, una fonte di legittimazione sufficiente per assolvere correttamente ed efficacemente al mandato ricevuto. L’affluenza al voto ha mostrato che la maggioranza dei colleghi non ritiene che i problemi sollevati dalle nuove modalità di reclutamento siano tali da rendere necessaria una consulta, o quanto meno non si è espressa in tal senso. Crediamo che sia doveroso prenderne atto. Rimaniamo peraltro dell’avviso che i problemi ai quali si è tentato di dare una risposta necessitino di essere affrontati e, nei limiti del possibile, risolti. Consideriamo inoltre molto positiva l’esperienza fatta in questa occasione di un incontro fra studiosi di provenienze e orientamenti diversi. Le discussioni svoltesi in questi mesi hanno visto la partecipazione di numerosi colleghi e a nostro avviso costituiscono un patrimonio che non dovrebbe andare perduto. Al di là dei concorsi, che pure sono stati all’origine di tali discussioni, molte sono le questioni sulle quali sarebbe assai utile, se non altro, uno scambio periodico di informazioni e di opinioni: dalle prospettive della nostra disciplina nei nuovi ordinamenti didattici universitari, ai problemi dell’insegnamento della storia contemporanea, all’organizzazione della ricerca ecc. Per quanto ci riguarda ribadiamo la nostra disponibilità e il nostro impegno ad affrontare questi ed altri problemi che interessano la disciplina nel suo complesso ed auspichiamo che intorno ad essi possa svilupparsi un’ampia collaborazione.
I soci della Sissco potranno notare che sei su otto dei primi promotori dell’iniziativa, nonché quattro su cinque degli eletti fanno parte della nostra associazione. Credo di poter vedere in questi dati il segno di una sostanziale convergenza tra gli obiettivi storici della Sissco – il superamento di divisioni fondate su appartenenze politiche, o di “scuola”, la creazione di spazi aperti di discussione e confronto – e lo stato d’animo di molti tra i docenti della disciplina. Si trattava però di una convergenza che non implicava nessi – e tanto meno competizione – tra la nuova iniziativa e la nostra associazione. Poiché il caso ha voluto che la prima riunione fosse stata convocata nel luogo e nel giorno stessi in cui si svolgeva l’assemblea ordinaria della Sissco che mi ha eletto presidente, ho creduto da allora di prestare massimo appoggio all’iniziativa della “Consulta”, sempre partecipando alle riunioni, senza tuttavia prendere posizioni “ufficiali” circa l’andamento dei lavori né propormi per alcuna rappresentanza. Come docente, d’altra parte, pur apprezzando molto lo spirito dell’iniziativa, ne ho però criticato alcuni aspetti e quando si è trattato di votare per la costituenda giunta, ho preferito astenermi. Infatti, mi sono sembrate non risolte alcune questioni di fondo che ritenevo e ritengo essenziali. Proprio l’esperienza decennale della Sissco mi faceva ritenere che occorresse maggiore chiarezza e maggiore concretezza circa il modo in cui i vasti e ambiziosi progetti manifestati sul terreno scientifico-didattico-disciplinare potessero essere concretamente realizzati; ho poi ritenuto che, una volta scelto quel validissimo terreno d’intervento, non si giustificasse la limitazione ai soli docenti di prima fascia. Tale limitazione mi pareva invece spiegabile sull’altro terreno, quello che del resto aveva inizialmente motivato la prima convocazione, ovvero del “controllo”, o dell’”orientamento” della selezione degli organici; in questo caso, era a mio parere comprensibile, e forse perfino necessario, che i docenti ordinari si proponessero come “gruppo d’orientamento” dell’intera categoria. In effetti mi è sembrato che, spinti dall’emergenza provocata dalla nuova legge sul reclutamento, i promotori dell’iniziativa in questione abbiano soprattutto lavorato su quest’ultimo terreno, quello dei cosiddetti concorsi. E tuttavia, sia a causa di quelle condizioni di emergenza, sia a causa delle scarse chiarezze prima accennate, lo avevano fatto, a mio avviso, senza darsi (o senza renderci noti) criteri scientifici e di merito, e così finendo con l’operare soltanto da motore organizzativo di una attribuzione di idoneità non scientificamente discusse: insomma proprio il contrario, mi pareva, di ciò che ci si era proposti. In questo senso mi pare opinabile quanto viene detto nella lettera riportata sopra, secondo la quale la limitata partecipazione al voto avrebbe mostrato «che la maggioranza dei colleghi non ritiene che i problemi sollevati dalle nuove modalità di reclutamento siano tali da rendere necessaria una consulta». Personalmente, se come presidente della Sissco ho ritenuto mio dovere astenermi da ogni presa di posizione, come professore ho preferito non votare proprio perché i problemi sollevati dalle nuove modalità di reclutamento mi apparivano talmente gravi da rendere necessaria, non solo una consulta, ma una consulta che avesse in programma iniziative robuste e chiare.
Quale che sia il futuro di consimili iniziative, il bilancio di quella ora descritta è comunque senz’altro positivo, come un primo passo – forse necessariamente timido – nella direzione giusta, e ai docenti che vi si sono impegnati non si può che esprimere il ringraziamento di quanti sono interessati alle sorti della nostra disciplina. Con molta correttezza e con realismo, gli eletti non hanno ritenuto di “accettare il mandato”. Non possiamo che augurarci che siano presto messi in grado di accettarne uno più forte. Rimane nella redazione del nostro Annale la convinzione della loro rappresentatività, e dunque di ritenerli adatti a dare il parere che chiedevamo sulla prima fase di sperimentazione del nuovo sistema di nomine, parere che è stato perciò chiesto a Simona Colarizi, a Tommaso Detti, a Agostino Giovagnoli, a Francesco Malgeri e a Paolo Pombeni. Due di questi hanno risposto con rammarico di non poter dare la collaborazione richiesta. Li ringraziamo egualmente dell’attenzione. Qui di seguito si possono leggere i commenti pervenutici dagli altri tre.

APPENDICE

Elenco degli idonei del settore M04X

I – II SESSIONE 1999 (2)

I Fascia
Maurizio ANTONIOLI*
Angelina ARRU*
Pier Luigi BALLINI*
Francesco BENVENUTI*
Luigi BRUTI LIBERATI
Alfredo CANAVERO
Stefano CARETTI
Gabriella CIAMPI*
Romano Paolo COPPINI*
Lucio D’ANGELO*
Alberto DE BERNARDI*
Andreina DE CLEMENTI*
Renata DE LORENZO *
Giovanni DE LUNA*
Carmelo Giovanni DONNO*
Emma FATTORINI
Santi FEDELE*
Marcello FLORES D’ARCAIS*
Emilio FRANZINA*
Carlo FUMIAN*
Vito GALLOTTA*
Luigi GANAPINI
Bartolomeo GARIGLIO*
Antonio GIBELLI*
Andrea GRAZIOSI*
Antonio IANNAZZO*
Giuseppe IMBUCCI*
Salvatore LUPO*
Marcella MARMO*
Luigi MASELLA*
Michele MILLOZZI *
Giovanni MONTRONI*
Roberto MOROZZO DELLA ROCCA*
Luisella PASSERINI
Carlo PAZZAGLI*
Adolfo PEPE*
Paolo PEZZINO*
Stefano PIVATO*
Gaetano QUAGLIARIELLO*
Leonardo RAPONE*
Sandro ROGARI*
Simonetta SOLDANI*
Marina TESORO*
Pierangelo Maria TONINELLI*
Luciano ZANI
II Fascia
Aldo ACCARDO*
Roberto BALZANI*
Michele BATTINI*
Mauro CANALI*
Paola CORTI*
Raffaele D’AGATA
Ester DE FORT*
Vittorio DE MARCO*
Anna DI BIAGIO*
Dianella GAGLIANI*
Giuliana GEMELLI*
Giovanni GOZZINI*
Paola MAGNARELLI*
Luciano MARROCU*
Simone NERI SERNERI*
Cecilia NOVELLI
Maria Serena PIRETTI*
Marco SAGRESTANI*
Patrizia SALVETTI
Lucia SCARAFFIA
Bruno TOBIA
Mario TOSCANO
Roberto Pasquale VIOLI
Albertina VITTORIA*

NOTE:
1- In questi giorni in cui licenziamo il nostro “Annale” è stato disposto uno stanziamento straordinario volto ad alleviare un poco lo sconquasso finanziario prodotto dalla valanga di idoneità sui bilanci di molte sedi. Si tratta di un decreto-samizdat, nel senso che è già operativo, ma pochissimi sono riusciti a leggerlo; ai crocicchi delel strade accademiche se ne parla e vocifera, e ciascuno immagina che pochi potenti ne conoscano i segreti, mentre il vicino già si dispone a goderne i benefici in tutto silenzio. Ebbene, tra le voci che sono riuscito a captare v’è anche questa, che quello stanziamento reca tracce dell’antica preoccupazione disponendo che i finanziamenti possano andare alle chiamate di quegli idonei – o ai trasferimenti di quei docenti – che non abbiano mai appartenuto in altre forme alle sedi interessate.
2 – Sono contrassegnati con asterisco i nomi di coloro che risultano chiamati alla data del 2 novembre 2000. Le informazioni sono state tratte dall’elenco del personale docente disponibile sul sito [http://sito.cineca.it/murst-daus/docenti/docenti.shtml] e dall’elenco dei chiamati presente all’URL: [http://reclutamento.murst.it/vincitori.html].(15 maggio 2000)

INTERVENTI