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1918. L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo

Laura Spinney
Venezia, Marsilio, 348 pp., € 19,00 (ed. or. London, Jonathan Cape, 2017, traduzione di Anita Taroni e Stefano Travagli)

Anno di pubblicazione: 2018

La Spagnola, «la madre di tutte le influenze» che attraversò il mondo come un ura- gano nel 1918, ha rappresentato uno dei maggiori disastri sanitari degli ultimi secoli, superata solo per morbilità e mortalità dalla Peste nera del XIV secolo.
Stando alle stime più attendibili, colpì, in soli sei mesi, tra la fine di ottobre e l’aprile del 1919, 500 milioni di persone (poco meno di un terzo della popolazione mondiale al tempo) uccidendone circa 50, più delle vittime dei combattimenti nella prima guerra mondiale. Eppure, quell’evento cataclisma tende a essere ricordato come una nota a piè di pagina di quel conflitto. La rimozione, a livello planetario, dalla memoria e dal vissu- to dei contemporanei, può essere considerata uno dei grandi misteri del ’900. Poche le tracce negli epistolari, nella diaristica, nella memorialistica, quasi assente nella letteratura, nell’arte. Persino gli storici militari riservano alla Spagnola solo qualche cenno, en passant.
E questo, nonostante il suo ruolo nel condizionare l’andamento delle operazioni belliche.
In particolare, lo Stato maggiore tedesco attribuì alla malattia che infuriava nell’esercito combattente l’arresto della prima grande offensiva sul fronte occidentale.
L’ipotesi che la pandemia influenzale abbia accelerato anche la fine della guerra si ritrova in questo libro di Laura Spinney, una giornalista scientifica. Collaboratrice di di- verse riviste, tra cui «National Geographic», si è proposta di colmare quello che giudica un «vuoto», a dispetto dell’impressionante mole di studi prodotti, in questi ultimi anni, da storici della medicina, demografi, epidemiologi, virologi, che hanno offerto conclusioni parziali, nascoste in riviste specializzate. Peraltro, il grosso degli studi, concentrati sull’Eu- ropa e il Nord America, lascia fuori vaste aree del pianeta, dalla Cina al Medio Oriente, cosa che impedisce di cogliere la dimensione globale di quella tragedia.
Inseguendo l’obiettivo, ambizioso (forse troppo), di darne conto, l’a. sceglie un «ap- proccio nuovo», avvicinandosi progressivamente al tema: «dalla preistoria al 1918. Dal pianeta all’uomo, dal virus all’idea e ritorno. Al centro c’è il racconto di come l’influenza spagnola si sviluppò, si diffuse in tutto il pianeta e svanì, trasformando per sempre l’uma- nità» (p. 15). Con queste premesse, il lettore non si aspetta, naturalmente, una raccolta dei fatti ordinati nel classico ordine cronologico. Il libro non si apre con il virus portato in Francia, nell’aprile del 1918, dall’American expeditionary force, ma con la tosse che assale la popolazione di Perinto (Grecia settentrionale) nel solstizio d’inverno del 412 a.C. Il la- voro di scavo sull’impatto della pandemia su singoli e comunità – dagli italo-americani di New York agli yupik dell’Alaska – riporta alla luce episodi e storie che hanno in comune l’orrore davanti ad uno degli eventi più drammatici dei tempi moderni.
Sbigottita dalla devastazione, la gente – scrive la Spinney, riferendosi a una delle ipotesi in campo – ha poi scelto di proteggersi non ricordandola.

Eugenia Tognotti