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25 luglio 1943

Emilio Gentile
Bari-Roma, Laterza, 288 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2018

Secondo volume della collana «I dieci giorni che hanno fatto l’Italia», 25 luglio 1943 propone una ricostruzione degli avvenimenti che portarono alla convocazione del Gran Consiglio del Fascismo, all’ideazione dell’ordine del giorno Grandi e quindi alla decisione di votare a maggioranza quell’ordine del giorno, aprendo la strada alla destituzione del duce.
Il volume si snoda in otto capitoli, cui vanno aggiunti un Prologo e un Epilogo, che raccontano, discutono e confrontano le testimonianze di alcuni dei principali attori di questi eventi, in particolare Grandi e Federzoni, ma anche Bottai, Ciano e Mussolini, con il fine dichiarato di giungere a una rinnovata ricostruzione dei fatti di quei giorni, delle intenzioni e delle capacità di comprensione degli eventi dei loro protagonisti, grazie soprattutto a nuovi documenti conservati nell’archivio Federzoni. Ne esce un quadro in cui registri diversi si affrontano e la tragedia della storia si confronta con piccoli e gran- di opportunismi dei protagonisti, che in molti casi diedero più versioni, talvolta anche divergenti, della storia che avevano vissuto. Un quadro interessante, che però sarebbe apparso più completo se l’a. avesse voluto farci fare i conti anche con i contesti nelle quali queste diverse versioni videro la luce. L’a. infatti nulla ci dice su che cosa quelle versioni ci dicono del modo in cui il fascismo – grazie anche a queste narrazioni – trovò spazio nella opinione pubblica italiana nel dopoguerra e del modo in cui esse contribuirono a dare forma, nell’Italia contemporanea, ad immagini banalizzanti, semplificatorie e anche dere- sponsabilizzanti del fascismo. Tuttavia, con l’obiettivo fisso sui protagonisti e riportandoli continuamente al cuore della narrazione, l’a. conferma una immagine della storia del fascismo che non si può ridurre esclusivamente alla persona di Mussolini, evidenziando le responsabilità di una classe politica che finì per accelerare la fine del regime. In questo sen- so, Gentile conferma l’interpretazione di un fascismo i cui perimetri stanno nella storia dei regimi totalitari del XX secolo, offrendo una narrazione del passato fascista dell’Italia significativamente diversa rispetto a quella di De Felice tanto nella scelta dei protagonisti di questa vicenda, che nell’analisi dei loro comportamenti e in definitiva dell’immagine offerta del regime nella sua fase finale.
Tuttavia, se l’obiettivo della collana era mostrare, nel riflettere su date significative del nostro passato, l’incrocio tra la grande storia e il destino di un popolo, quello italiano, il volume rimane invece una storia politica tradizionale, che non va oltre i protagonisti politici di questa storia. E del Gentile che ci aveva insegnato a leggere la storia culturale del fascismo, non resta che l’indicazione finale, quando sottolinea come la spiegazione dell’at- teggiamento di Mussolini in quei mesi vada trovata nella consapevolezza di quest’ultimo di aver perso il carisma che ne aveva contraddistinto la parabola politica.

Giulia Albanese