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A scuola di politica. Il modello comunista di Frattocchie (1944-1993)

Anna Tonelli
Bari- Roma, Laterza, 280 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume di Anna Tonelli ripercorre la storia della Scuola di Frattocchie, la scuola
di formazione di quadri del Pci. Questo istituto, un modello per gli altri partiti e un riferimento
sopravvissuto nel tempo, appare non come il «luogo di uno sterile e ripetitivo
indottrinamento ideologico», elemento questo che non mancò, ma come «centro di una
concezione alta della politica», dove chi aspirava a ricoprire ruoli politici per il Pci doveva
dimostrare «impegno, sacrificio, abilità, obbedienza, interesse, capacità» (p. IX). I massimi
dirigenti e intellettuali del Pci insegnarono a Frattocchie, così come era considerato un
grande riconoscimento tra i quadri del Partito essere chiamati a seguire i corsi.
Per studiare questa scuola – che fu la più importante, ma non l’unica della galassia
del Pci e della Cgil – l’a. non mette a fuoco soltanto le motivazioni politiche e pratiche
che furono alla base della sua attività, ma le implicazioni riguardanti i metodi di insegnamento,
le figure chiamate a svolgerlo, i programmi di studio, gli alunni e il loro
reclutamento, la vita all’interno della scuola. Per fare questo l’a. si è basata soprattutto
sull’archivio del Pci conservato presso la Fondazione Gramsci, particolarmente ricco su
questo capitolo. Forse, da questo punto di vista, avrebbe giovato alla ricchezza dell’opera
raccogliere le testimonianze orali di alcuni dei corsisti.
Questo libro, che viene a colmare un vuoto nel panorama della storiografia su questo
argomento, riesce a declinare in modo molto chiaro e approfondito questo quadro
analitico alla luce delle diverse fasi della storia del Pci. Le pagine più ricche sono quelle
dedicate al primo decennio di vita di Frattocchie, in cui l’alta formazione politica si accompagnò
alla necessità di una vera e propria alfabetizzazione della generazione uscita dal
fascismo e dalla guerra, e in cui la costruzione del «partito nuovo» e pratiche politiche
d’importazione sovietica si intersecarono strettamente. Così come altrettanto interessanti
sono quelle dedicate alla gestione degli uomini e delle donne chiamati a seguire i corsi e,
in particolare, a queste ultime e alla loro «moralità».
Il terzo capitolo è sugli anni 1955-1965, quando la scuola conobbe una riforma, la
prima di varie che seguirono nel tempo, a fronte delle trasformazioni della società italiana
e del Pci, che ne era una parte. Negli anni 1968-1979 (quarto capitolo) la ventata di
rinnovamento seguita al movimento del Sessantotto e la grande avanzata del Pci della
metà del decennio investirono la scuola chiamata a formare i quadri di un Partito che si
preparava a governare il paese. Allo stesso tempo, Tonelli ricorda il lavoro di studio del
terrorismo che, com’è noto, fu visto dal Pci come il principale nemico della democrazia
italiana.
L’ultima parte del libro è dedicata al declino e ai tentativi di aggiornamento di un
modello di scuola ormai in crisi, così come il Partito di cui essa era un organo (da scuola di
formazione a scuola di politica). Fino alla sua chiusura, due anni dopo il Pci, nel 1993.

Ermanno Taviani