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Fine di uno Stato: il Ducato di Lucca 1817-1847, numero speciale di “Actum Luce. Rivista di studi lucchesi”, Anno XXIX n. 1-2, Lucca, aprile-ottobre 2000, Lo Stato e la società (vol. I), pp. 345, L’economia (vol. II) – 2000

AA.VV.
La cultura (voll. III-IV), pp. 247

Anno di pubblicazione: 2000

In un panorama assai avaro di lavori sull’età della Restaurazione è opportuno segnalare questi volumi. Come precisa Trebiliani nella Postfazione, il convegno tenutosi nel 1997 ha costituito l’occasione per una serie di scavi archivistici che hanno portato alla luce una documentazione assai puntuale che potrà offrire materia di comparazione, anche se, come spesso accade in convegni di questo tipo, il livello dei contributi è assai vario come sono vari gli approcci, talvolta ampi e capaci di tener conto di una storiografia che negli ultimi decenni ha aperto tante prospettive, altre volte invece più schiacciati sui dati archivistici e sul caso locale.
Studiare il Ducato significa fare i conti con la rovinosa politica di indebitamento di Maria Luisa e soprattutto di Carlo Lodovico (Coppini), ma anche con una economia che nonostante i limiti oggettivi fu indirizzata anche verso settori nuovi come quello cantieristico e del turismo (Fanfani e Lucarini); con le riforme istituzionali, sia pure non eclatanti e non troppo diverse da quelle che venivano avviate altrove (Romiti), con le caratteristiche dell’aristocrazia (Volpi) e con le pratiche agrarie introdotte da personaggi come Mazzarosa (Pazzagli), ma anche con il problema delle ferrovie (Merger). Francesca Sofia affronta il tema dell’ordinamento dello Stato e del retaggio napoleonico. Si sofferma così sui risultati ultimi del decreto sulla nobiltà lucchese del 1826, che pur facendo sì che il patriziato perdesse la propria specificità in quanto anche i consiglieri di stato entravano a far parte della nobiltà ereditaria, provocò alla fine proprio il definitivo frammentarsi dello spirito di casta. D’altro canto le riforme di Ascanio Mansi, ispirate a quelle del Granducato, indirizzavano lo Stato – non senza resistenze – verso il modello della monarchia amministrativa. Gaetano Greco (pp. 91-186) affronta un tema particolarmente importante per la bianca Lucca: quello del rapporto tra chiesa, società e potere politico, andando a cercare le peculiarità locali sia nel versante istituzionale che nella tipologia del clero come pure nella vicenda della beata Barbantini.
Nei volumi dedicati alla cultura segnaliamo anche saggi non propriamente storici come quelli dedicati a temi quali l’opera architettonica del Nottolini e il suo rapporto con il principe committente, l’andamento e i programmi delle stagioni teatrali, l’allestimento dei parchi e degli spazi pubblici, le feste religiose, i progetti dei musei. Non manca infine una ricognizione minuziosa sui materiali d’archivio relativi ai provvedimenti relativi alle istituzioni educative.

Ilaria Porciani