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Oppenheimer. Dalla bomba atomica alla guerra fredda: la tragedia di uno scienziato – 2007

Abraham Pais
Milano, Mondadori 431 pp., Euro 22,00 (ed. or. Oxford, 2006)

Anno di pubblicazione: 2007

Pais è stato non solo un apprezzato storico della scienza, ma anche uno scienziato di fama che ha dato contributi importanti alla moderna fisica delle particelle. In questo ruolo ebbe stretti contatti con Oppenheimer fra il 1946 e il 1967, lavorando con lui per sedici anni all’Institute for Advanced Studies di Princeton. Il libro, perciò, pur giovandosi di una base documentaria notevole (incentrata soprattutto sulle carte Oppenheimer, l’Archivio Niels Bohr e quello dello stesso Institute) e dello spoglio di non meno di 23 riviste tecnico-scientifiche, oltre che di buona parte della bibliografia più rilevante, ha valore specialmente come testimonianza di un co-protagonista, al punto che gli anni a Los Alamos vengono solo accennati anche perché non vissuti in prima persona dall’autore.Il limite più consistente del libro è che l’attività di ricerca svolta da Oppenheimer in California negli anni ’30 – e che costituisce il grosso della sua produzione scientifica – viene esaminata in appena 12 pagine, sebbene l’a. dichiari che proprio le lacune a questo riguardo delle biografie già esistenti erano state una delle ragioni che lo avevano spinto ad affrontare l’argomento. Si comprendono, quindi, in modo piuttosto impressionistico i principali contributi (il processo Oppeheimer-Phillips, il limite Oppenheimer-Volkoff, la descrizione dei sistemi elettrone-positrone, le precognizioni della fisica dei buchi neri), i limiti (gli errori di calcolo, la convinzione che l’elettrodinamica quantistica fosse inadeguata) e il rapporto di collaborazione coi suoi studenti; tuttavia, manca un supporto che spieghi al lettore non specialista anche solo il significato dei concetti impiegati, nonché il loro ruolo e la loro evoluzione nella storia della fisica, che viene invece data per implicita.Le parti migliori del libro, invece, sono quelle in cui si parla dell’uomo Oppenheimer e dell’azione svolta come direttore dell’Institute for Advanced Studies. Non che il ritratto che ne emerge sia necessariamente sorprendente, ma la peculiare unione d’intelligenza e arroganza, d’imprudenza e sicurezza di giudizio nei riguardi delle persone, di desiderio di svolgere un ruolo di primo piano nella politica atomica americana e incapacità di trovare appagamento nelle proprie realizzazioni vengono delineate con grande sensibilità e con la sicura conoscenza diretta dell’ambiente in cui Oppenheimer stesso agiva. La limpidezza della prosa di Pais, poi, riscatta una certa frammentarietà data dalla quantità stessa di testimonianze che è stato in grado di raccogliere, anche grazie ad interviste fatte coi protagonisti, ormai morti da molto tempo, che si era premurato di contattare già negli anni immediatamente seguenti la scomparsa di Oppenheimer.Il testo di Pais si ferma – a causa della sua morte – con l’inizio del processo nel 1954, ma il curatore del libro, Robert Crease, ha potuto concludere la biografia impiegando gli appunti e il materiale lasciati dall’a. Questa parte, anche formalmente distinta dal resto, è per certi aspetti più organica ma anche più arida e meno stimolante nel mostrare un Oppenheimer che perde progressivamente la padronanza degli sviluppi della disciplina, trasformandosi in un «abile compendiatore».

Mauro Elli