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Alberto Grandi – Tessuti compatti. Distretti e istituzioni intermedie nello sviluppo italiano – 2007

Alberto Grandi
Torino, Rosenberg & Sellier, 304 pp., Euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il panorama degli studi sullo sviluppo industriale italiano si è da tempo arricchito di numerose ricerche dedicate ai distretti. L’attenzione a queste realtà dinamiche, a lungo oscurata dal prevalente orientamento storiografico privilegiante l’analisi della grande impresa manifatturiera e quindi stimolata, sin dagli anni ’70 del ‘900, dagli studi di economisti e sociologi, ha prodotto ormai risultati significativi. Il saggio di Grandi, che compare in una collana di volumi aventi per oggetto lo «sviluppo locale», si propone come sintesi efficace di conoscenze e teorie consolidate e come rassegna di alcuni interessanti studi di caso nel variegato mondo dei distretti italiani.Dopo avere schematicamente tracciato le linee dello sviluppo industriale del paese dall’Unità alla fine del ‘900 in pagine dense di schiette valutazioni (talvolta discutibili: parlare, ad esempio, di «ruolo strutturalmente distorsivo dell’intervento statale» [p. 12] rimanda a un’impostazione datata e opinabile che considera alcune dinamiche di sviluppo più «naturali» di altre storicamente determinatesi), l’a. riprende le classiche definizioni del modello distrettuale legandole alla riflessione storico economica. Il focus si sposta quindi sulle istituzioni, quelle intermedie soprattutto, e sul ruolo che esse possono assumere nella promozione e nel successo dei distretti. Le variabili «istituzionali» osservate sono quelle della formazione professionale, dell’associazionismo imprenditoriale, del credito, dell’azione di governo (del territorio in particolare) degli enti locali. L’obiettivo è quello di verificarne l’impatto nei casi che si presentano: quelli dei distretti di Prato (tessile), del Fermano (calzature), di Maniaco (coltellerie), del Cadore (occhiali), di Sassuolo (ceramica), della Valpolicella (industria lapidea), di Suzzara (meccanica), di Cerea-Bovolone (mobile), di Viadana (legno). La loro evoluzione viene descritta puntualmente, evidenziando così una pluralità di percorsi e la diversa tempistica dell’emersione-esplosione dei singoli distretti. A questo riguardo, per quanto si sottolinei come vi fossero «aree geografiche e settori industriali che mostravano ben prima della Grande guerra» vivacità e capacità di innovazione ragguardevoli (p. 269), la stessa narrazione evidenzia come il successo della maggior parte di essi risalga agli anni del «miracolo economico». L’analisi della presenza delle istituzioni intermedie non consente di trarre definitive e univoche conclusioni sul loro peso in generale: di volta in volta, o caso per caso, l’una o l’altra variabile sembra avere giocato un ruolo più rilevante. Poco incisiva appare nel complesso l’azione delle amministrazioni locali (che tardano a manifestare una effettiva capacità di governo delle trasformazioni territoriali). Fondamentale risulta sempre – e ciò è difficilmente riconducibile a qualsivoglia modello – il ruolo degli imprenditori, veri protagonisti delle storie trattate e obbligati oggi, nei nuovi scenari globali, a dimostrarsi ancora competitivi e vincenti.

Marco Doria