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Alessandro Chiribiri – Storia della Cecoslovacchia 1918-1948 – 2000

Alessandro Chiribiri
Celid, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Non esiste ancora, nella pur significativa produzione storiografica italiana sull’Europa centrale, un’opera che ripercorra la storia della Cecoslovacchia, dall’ottobre 1918 alla “separazione consensuale” fra cechi e slovacchi ufficializzata il 1° gennaio 1993.
A colmare parzialmente questa lacuna provvede ora la chiara ed efficace sintesi di Alessandro Chiribiri. Pur indirizzata ad un pubblico studentesco, essa si raccomanda anche a tutti coloro che avvertano l’esigenza di una non superficiale informazione sui primi trent’anni della tormentata storia dello Stato che, alla fine della prima guerra mondiale, Toma? Masaryk e Edvard Bene? erano finalmente riusciti a far nascere.
La maggior parte del volumetto è ovviamente consacrata alle vicende della Prima Repubblica cecoslovacca (1918-1938), modello di democrazia e di civile convivenza interetnica per tutta l’Europa centrale interbellica. Ma anche l’effimera Seconda Repubblica (1938-1939), la secessione slovacca e il protettorato nazista sulla Boemia-Moravia, gli anni della seconda guerra mondiale e della resistenza, l’azione del governo in esilio creato a Londra da Bene?, la liberazione da parte delle truppe sovietiche, la graduale instaurazione della dominazione comunista culminata nel “colpo di Praga” del febbraio 1948, sono presentati da Chiribiri in pagine che, pur nella stringatezza, mostrano di avere attinto alla migliore storiografia sul primo tormentato trentennio dello Stato cecoslovacco.
Certo, in una auspicabile seconda edizione andranno corretti alcuni (rari, ma fastidiosi) refusi tipografici e, nella bibliografia di riferimento, sarà opportuno apportare qualche integrazione, includendovi ad esempio l’ormai classica monografia di François Fejto, Il colpo di stato di Praga 1948 (Milano, Bompiani, 1977). In ogni caso, sembrano meritare almeno un cenno le oscure circostanze della morte (nella notte fra il 9 e il 10 marzo 1948) di Jan Masaryk, ministro degli Esteri e figlio del “padre” della Repubblica: il suo suicidio apparve, infatti, come il tragico epilogo dell’effimera rinascita post-bellica della democrazia in Cecoslovacchia.

Lauro Grassi