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Alessandro Roselli – Il governatore Vincenzo Azzolini 1931-1944 – 2001

Alessandro Roselli
Roma-Bari, Laterza, 2000, pp. xv-379, euro 23,24

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume fa parte della Collana storica della Banca d’Italia. Vincenzo Azzolini, governatore dal 1931 al 1944 è una figura poco conosciuta e ricordata con qualche imbarazzo a causa delle vicende finali della sua amministrazione, conclusasi con la sottrazione dell’oro della Banca da parte dei Tedeschi e il successivo arresto e condanna del governatore, accusato di collaborazionismo. Amnistiato nel 1946 Azzolini fu assolto in una successiva revisione del processo.
Il volume abbraccia tutta la storia del governatorato che coincide con gli anni in cui si costruisce la fisionomia odierna della Banca: momento cruciale la legge bancaria del 1936, e l’assunzione dell’attività di vigilanza sul sistema bancario.
Puntuale è la descrizione del contesto economico che condizionò il lavoro della Banca: i difficili anni ’30, le continue emergenze della politica monetaria e valutaria, la nascita di una moderna idea di central banking. In questo contesto la linea di condotta del governatore sembra guidata dall’obiettivo di conservare l’autonomia dell’istituzione e accrescere il suo rilievo tecnico (viene giustamente sottolineato il consistente potenziamento dell’Ufficio studi), anche se non sempre l’attività di Azzolini è messa del tutto a fuoco, e le lacune archivistiche costringono l’autore a dare un tono episodico all’esposizione. Si conferma comunque la tesi secondo cui gli attori principali della politica economica e delle ingegnerie istituzionali degli anni ’30 stavano al di fuori di via Nazionale, ma non è chiaro come il filo degli eventi si risolva alla fine proprio in un potenziamento della funzioni della Banca d’Italia e del suo governatore, sancito dalla legge bancaria del 1936.
L’autore è attento a trattare con obiettivo distacco il tema dei rapporti del governatore col regime fascista. Convinto fascista, Azzolini fece del tecnicismo della sua posizione un rifugio dentro il quale riuscì a salvare se stesso, la Banca d’Italia e gran parte del suo patrimonio di uomini e competenze, pur assecondando i grandi avvenimenti che gli piovevano dall’alto, dall’allontanamento dei dipendenti e collaboratori ebrei, fino alla vicenda dell’oro ceduto ai Tedeschi.
Ma a forza di contestualizzare la vicenda umana e professionale del governatore, proprio l’oggetto del lavoro fatica ad emergere, sommerso dalla mole degli avvenimenti. Questo è sicuramente indizio di una personalità meno rilevante rispetto a quella del suo predecessore e dei suoi successori. Ma è anche il risultato di un’operazione di filtro dei documenti esistenti molto accentuata: poche volte ci è dato leggere la voce diretta di Azzolini, nonostante l’abbondanza di documenti pubblici e privati disponibili, e molto sporadici sono i giudizi e le testimonianze sulla sua personalità e sulla sua condotta, che invece non mancarono negli anni ’30 e successivamente, quasi che quelle vicende possano ancora oggi gettare luce negativa sulla Banca.

Alessandro Polsi