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Alessandro Volterra – Sudditi coloniali. Ascari eritrei 1935-1941 – 2005

Alessandro Volterra
Milano, Franco Angeli, pp. 240, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

La ricerca storico-militare sul passato coloniale italiano ha fatto notevoli progressi, grazie a un gruppo di giovani ricercatori che ha cominciato a lavorare sulle fonti archivistiche. Entro questo quadro va inserito questo libro sulle truppe indigene dal 1935 al 1941, che rappresenta la sintesi di un lavoro decennale in parte già noto. Merito dell’autore è l’avere svolto una ricerca nuova sotto il profilo archivistico, ma anche quello di avere raccolto 25 interviste a eritrei ex ascari, materiale prezioso per decodificare l’aspetto antropologico.
Gli ascari furono il pilastro sul quale poggiarono le operazioni di conquista e repressione e una formidabile macchina da guerra, completamente differente rispetto a un esercito europeo. Volterra spiega in maniera chiara il sistema di reclutamento, la vita nei reparti (dove emerge la visione degli ascari sull’autorità italiana) e il meccanismo della paga, aspetti di storia sociale fino ad oggi trascurati, ma fondamentali per comprendere le dinamiche interne alle truppe coloniali. L’estensione del reclutamento a tutti i giovani eritrei fu concomitante con la guerra d’Etiopia e rappresentò un momento di svolta nella società eritrea, nel senso che essa venne parzialmente destrutturata in favore di elementi esogeni imposti dalle necessità imperialistiche dell’Italia. Gli eritrei percepirono questa discontinuità: dato che essi combatterono e morirono per l’Italia, ritennero, ragionevolmente, di poter accedere a uno status di cittadinanza. Ma le aspettative furono tradite perché, allo stesso tempo, da parte delle autorità italiane venne emanata una legislazione razziale che escludeva dalla vita pubblica gli indigeni, simile a quella che venne adottata dai razzisti bianchi sudafricani. Sudditi coloniali è nel complesso preciso dal punto di vista filologico, utilizzando le fonti ? complesse e talvolta lacunose ? in maniera corretta. Si segnalano però due imprecisioni, poca cosa, in ogni caso, rispetto alla mole della ricerca: a) un telegramma del ministro Alessandro Lessona viene citato in relazione alla costituzione della cosiddetta ?armata nera?, mentre in realtà si tratta di un documento scritto per sviluppare nell’impero la Gioventù indigena del littorio; b) l’autore dice che il progetto di ?armata nera? fallì ma non spiega tutta la complessità della questione. Il progetto fallì perché non venne promulgato il nuovo ordinamento politico-militare previsto per l’anno 1939. Quindi la mancata istituzione di un esercito coloniale va messa in relazione con l’incapacità da parte delle autorità in patria e in colonia di attuare una mobilitazione a 360°. Il volume è comunque un lavoro serio che può essere preso come riferimento dagli studiosi, insieme a quello di Marco Scardigli (per gli anni 1885-1911) cosicché, per fortuna, i testi apologetici più o meno recenti (da Indro Montanelli a Domenico Quirico) dovranno definitivamente essere considerati emanazioni del fascismo coloniale o di quegli pseudostorici che hanno fatto del passato coloniale una storia idilliaca a suon di luoghi comuni a e post fascisti.

Matteo Dominioni