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Alessia Pedio – La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista (1940) – 2000

Alessia Pedio
Unicopli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Spesso considerato alla stregua di un serbatoio di dati a cui attingere per provare la compromissione con il regime fascista da parte dell’”alta cultura”, o come metro di paragone per valutare le voci dell’Enciclopedia italiana, il Dizionario di politica è qui fatto oggetto di uno studio autonomo, complesso e ben documentato. L’autrice, scrive Adrian Lyttelton nella Prefazione, lega il progetto del dizionario “al tentativo di accentuare il ruolo del partito come garante e motore della trasformazione totalitaria del regime” nella seconda metà degli anni trenta, e in quest’ottica compie una scelta di filoni concettuali per “misurare la portata del condizionamento ideologico esercitato dal regime sotto il profilo culturale e, soprattutto, [per] valutare se l’opera sia riuscita a coronare le aspirazioni dei suoi ideatori”. Nei primi tre capitoli dedicati a Cultura, educazione e filosofia, a Il pensiero politico, a I fondamenti giuridici del fascismo, l’autrice inquadra molti lemmi di importanza cruciale (“educazione”, “scuola”, “partito”, “stato”, “nazione”, “sindacato”, “corporazione”, “diritto”…) nei dibattiti che negli anni venti-trenta si erano andati sviluppando in riviste quali “Vita nova”, à fascista”, “Lo Stato”, mettendo in luce vuoi la povertà dell’alternativa pedagogico-filosofica a Gentile di Pagliaro, vuoi la varietà di posizioni relative al concetto di Stato, vuoi le diverse concezioni del superamento dello Stato liberale nello Stato fascista, vuoi il modo differente di intendere i nessi fra Stato, partito, nazione e popolo espresso da Ercole, Valitutti, Battaglia, Cantimori, Costamagna, vuoi, ancora, le incertezze sullo statuto giuridico del partito e dei sindacati espresse da Costamagna e Panunzio.
Ben lungi dall’offrire una proposta culturale forte in grado di testimoniare la capacità del fascismo di permeare la società civile e di creare l’uomo nuovo, il Dizionario di politica testimonia in realtà, secondo l’analisi condotta dalla Pedio, non solo l’incapacità “di trasmettere una vera cultura fascista”, ma anche la mancanza di una cultura autenticamente fascista che abbia saputo superare i diversi orizzonti filosofico-ideologici (dallo storicismo, all’idealismo, all’attualismo) degli stessi estensori delle voci del dizionario. Ciò vale tanto più per le voci storiche alle quali è dedicato l’ultimo capitolo, Storici e storia: in quest’ambito la redazione del dizionario si rivolge a studiosi “sostanzialmente estranei al regime”, quali Chabod, Maturi, Sestan e Cantimori, che con il loro contributo indirizzano l’opera verso quei fini scientifici che erano propri dell’Enciclopedia italiana, ma che nel Dizionario avrebbero dovuto essere subordinati a quelli politici e di propaganda. Sul perché di queste collaborazioni e sulla loro natura, l’autrice si interroga attraverso analisi puntuali dei percorsi storiografici dei singoli studiosi e facendo riferimento all’ampia bibliografia esistente, da De Felice a Turi, sempre rifiutando (e a mio avviso non sempre del tutto a ragione) di impiegare la categoria del nicodemismo che Garin aveva mutuato da Cantimori.

Luisa Azzolini