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Alfonso Botti (a cura di) – Le patrie degli spagnoli. Spagna democratica e questioni nazionali (1975-2005) – 2007

Alfonso Botti (a cura di)
Milano, Bruno Mondadori, XXIII-391 pp., Euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2007

Nella transizione spagnola alla democrazia ha assunto un’importanza rilevante il riconoscimento del rapporto tra centro e periferia che si è intrecciato con la ridefinizione identitaria del nuovo Stato. Fin dall’800 la Spagna è stata segnata dalla presenza di forti identità territoriali (Adagio e Botti). Proprio la presenza di queste realtà che sono entrate in rapporto dialettico – e in alcuni casi conflittuale – con lo Stato centrale spiega l’esistenza di una consistente tradizione federalista risalente all’800. Questa tradizione federalista spagnola è stata la risposta che una parte degli intellettuali e delle classi dirigenti hanno cercato di dare alle ricorrenti tensioni tra centro e periferia (Levi). La crisi della Prima Repubblica produsse un’intensificazione della riflessione federalista ed anche una catalizzazione delle tendenze autonomiste e nazionaliste. Alla fine degli anni ’90 dell’800 si realizzò il consolidamento di realtà territoriali che rivendicavano le proprie specificità. Nel ‘900 una cesura fondamentale è rappresentata dalla vittoria del franchismo e dalla sua politica centralista. Il legame tra autoritarismo e centralizzazione ha infatti inevitabilmente rafforzato le istanze autonomistiche considerate per loro stessa natura antitetiche alla dittatura. Non stupisce quindi che la transizione alla nuova democrazia si sia accompagnata ad un riconoscimento delle realtà territoriali attraverso l’emanazione di statuti autonomistici. La stessa Costituzione del 1978 che, pur senza definire il carattere federale dello Stato, ha riconosciuto la presenza delle realtà territoriali prevedendo procedure per il loro riconoscimento. Ciò ha dato almeno in parte soddisfazione alle tendenze autonomistiche e identitarie presenti in alcune regioni come la Catalogna. Tuttavia questo processo – si sottolinea nel volume – non ha trasformato lo Stato spagnolo in uno Stato compiutamente federale lasciando aperte diverse soluzioni di ridefinizione dell’assetto statuale. Nello stesso tempo viene messo in luce come, screditato dai trascorsi franchisti il nazionalismo spagnolo, stenti a vedere la luce un’idea di Spagna condivisa, sostituita piuttosto da un senso di identità «plurimo e frastagliato» (Adagio e Botti). Il volume esplora sotto diversi punti di vista sia il rapporto tra locale e nazionale sia i processi di ridefinizione identitaria della Spagna democratica offrendo al lettore un quadro articolato e ricco di spunti di riflessione – di cui non è possibile qui dar conto nel dettaglio – che va dall’analisi dei processi di crescita urbana, alle politiche sindacali, alle politiche di genere, al rapporto con la dimensione europea. Dall’insieme dei contributi emerge però con chiarezza come l’evoluzione del rapporto centro-periferia e la ridefinizione dell’identità spagnola siano strettamente intrecciate con le profonde trasformazioni socioculturali che hanno investito tutti i settori della società spagnola.

Stefano Cavazza