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Alle origini della leadership. La cooperazione di consumo in Italia (1854-1980)

Massimo Bongiovanni
Bologna, Clueb, 304 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Negli ultimi vent’anni la storiografia si è molto occupata di grande distribuzione. All’interno di questo ambito si è distinta una particolare impresa, la cooperativa di consumo. Si tratta di una società con scopi commerciali, dotata di uno o più punti vendita, nella quale i proprietari, detti soci, sono coloro che prevalentemente vi fanno acquisti. È una forma d’impresa nata in Inghilterra attorno alla metà dell’800, universalmente considerata democratica, mutualistica e intergenerazionale. Oggi l’Italia è uno dei paesi al mondo con una maggiore tradizione di questo tipo, rappresentata dai punti vendita a insegna Coop.
Il volume dell’a. – dirigente del movimento cooperativo con esperienze apicali nel settore del consumo – si inscrive pienamente in questo dibattito. Pur se il titolo lascia immaginare una storia di ampio respiro, di fatto le vicende dell’età liberale e dell’epoca fascista sono affrontate in meno di settanta pagine sulle trecento complessive, peraltro senza alcun significativo ricorso a fonti inedite. Viceversa, la cooperazione di consumo nell’Italia repubblicana è oggetto di un’attenzione molto maggiore, che sfrutta materiali congressuali e letteratura grigia, principalmente ad opera dell’Associazione nazionale delle cooperative di consumo, della quale l’a. era vicepresidente al momento della pubblicazione.
Da questo punto di osservazione, ne esce una narrazione suggestiva che si distingue sul piano della ricerca per tre motivi principali. Innanzi tutto il volume evita di trattare la Coop come se fosse un contesto monolitico contrapposto alle catene concorrenti, ma si concentra sui dibattiti, talvolta molto serrati, interni a questo mondo, fra visioni ideologiche, pragmatiche e innovative. Particolarmente interessanti sono le discussioni sulle unificazioni, sull’educazione al consumo, sul prodotto a marchio, perché – pur se già trattati a livello storiografico – trovano in questo libro un approfondimento con sfumature inedite.
In secondo luogo, l’interpretazione della modernizzazione della rete distributiva non solo rimanda alle mutazioni delle necessità e delle abitudini di acquisto, ma anche al binomio città campagna. Nei primi anni ’50 le cooperative di consumo erano molto radicate in provincia, con circoscritti insediamenti nei grossi centri. Il forte inurbamento conseguente al boom economico obbligò a ripensare l’assetto geografico. Occorreva ridurre le strutture nelle modeste località rurali e investire, con modalità del tutto nuove, nelle dirompenti periferie cittadine. Di qui il superamento dello spaccio e l’avvento del moderno supermercato.
Infine, la ricerca è particolarmente attenta all’evoluzione dell’organizzazione, ovvero alla logistica, al controllo delle filiere, alle funzioni dei consorzi, al ruolo dell’associazione di categoria e delle sue strutture orizzontali e verticali. In questa parte, l’a. – che è al suo primo libro – è indubbiamente supportato dalle competenze maturate sul campo in oltre quarant’anni di carriera ad alto livello.

Tito Menzani