Cerca

All’ombra di notabili ed eroi. Giuseppe Lavini (1857-1928)

Giulia Ajmone Marsan
Torino, Centro Studi Piemontesi, 223 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il libro è la biografia di Giuseppe Lavini, figura eclettica del mondo dell’arte e dell’architettura torinese, ed è nato dalla curiosità di recuperare un frammento della memoria familiare dell’a. L’operazione di scavo archivistico ha assunto il carattere di attenta e minuziosa ricerca documentaria «in due nazioni, sette località, otto archivi e sedici biblioteche» (p. 2), per arrivare alla ricostruzione del profilo di un intellettuale torinese, artista, ma soprattutto critico, che tra ’800 e ’900 contribuì al dibattito locale e nazionale sulle nuove tendenze artistiche e sulla disciplina architettonica.
Il volume è diviso in due parti. La prima è interamente incentrata sulla biografia di Giuseppe Lavini: dopo alcune informazioni sulla famiglia e sull’infanzia del personaggio, l’attenzione è rivolta alla sua formazione (gli studi di giurisprudenza, ma anche di pittura e di architettura), al suo percorso professionale (insegnante di ornato, ispettore economo e segretario della Reale Accademia Albertina di Belle arti e rappresentante locale della Società italiana degli autori) e al suo impegno in Consiglio comunale, al ruolo di direttore della rivista «Architettura Italiana» (1909-1926) e all’attività al Circolo degli artisti di Torino, dove contribuì all’organizzazione dell’Esposizione di architettura del 1890 e dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa del 1902. La seconda parte del libro approfondisce tre temi a cui Lavini dedicò numerosi scritti e riflessioni: l’arte, l’architettura e l’urbanistica. Abbandonata ben presto ogni velleità artistica, Lavini si occupò da critico della pittura contemporanea, particolarmente di quella italiana, della complessa questione della conservazione dei segni del passato nelle città da modernizzare, e fu coinvolto nel dibattito nazionale sull’insegnamento artistico e sul ruolo delle accademie. Ma i suoi interessi erano ben più estesi, e arrivarono a toccare problemi legati all’architettura italiana, alla formazione e alla diffusione del gusto architettonico, e lo portarono a seguire da vicino le trasformazioni del tessuto urbanistico di Torino.
L’approccio biografico ha certamente consentito all’a. di accumulare numerosi documenti sparsi in diversi archivi, ma, alla fine di una ricerca pregevole e scrupolosa, la biografia di Lavini risulta eccessivamente incentrata sulla figura del protagonista e poco sul contesto in cui egli operò. Tale limite non offre pienamente al lettore la possibilità di capire in che modo un percorso biografico particolare si sia inserito all’interno di precisi ambienti culturali e sociali e di specifiche reti relazionali, o di comprendere appieno quale sia stata la ricaduta effettiva delle posizioni di Lavini sulle varie discussioni a cui prese parte.

Davide Tabor