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Alto tradimento. Il processo contro Pietro Fortunato Calvi e correi (1853- 1855)

Alessandro Sacco
Sommacampagna, Cierre, 215 pp., € 12,50

Anno di pubblicazione: 2018

Piero Fortunato Calvi, «un’icona del Risorgimento in Cadore» (retro di copertina), è
passato alla storia come uno dei martiri di Belfiore. Dopo la formazione presso l’Accademia
degli ingegneri di Vienna, Calvi abbandonò la carriera militare per prendere parte alla
Rivoluzione del 1848-1849 a Venezia, partecipando alla difesa del Cadore. Al fallimento
dell’esperienza rivoluzionaria prese la via dell’esilio e, tra le file mazziniane, fu coinvolto
in diversi tentativi insurrezionali fino alla cattura e alla condanna a morte nel luglio 1855
per alto tradimento, per aver progettato una sollevazione nel bellunese.
Il volume prende avvio dal post1848, ripercorrendo le diverse tappe dell’esilio di
Calvi, dalla Grecia a Malta, da Torino alla Svizzera; i contatti con Mazzini e Kossuth; la
collaborazione con l’ungherese Türr; la prevista partecipazione all’insurrezione milanese
del febbraio 1853, fino all’arresto e all’esecuzione. Più di metà del volume si concentra
sull’organizzazione del tentativo insurrezionale bellunese del settembre 1853 e sul successivo
arresto con quattro compagni nei pressi di Trento.
Il libro ricostruisce le vicende di Calvi con un’attenzione minuziosa per i dettagli
(«da che direzione sarà pervenuto?»; «dove sarà stato tra l’11 ed il 15 settembre e poi nei
giorni seguenti?» [p. 96]). Si indagano temi classici del Risorgimento dalle modalità di
organizzazione dell’insurrezione alle ragioni del fallimento, dalle figure dei correi fino al
ruolo di spie e delatori. Più interessanti gli spunti sulle tensioni di Calvi con la famiglia
di origine che non ne condivideva l’impegno politico e gli accenni alle incertezze e alle
contraddizioni durante gli interrogatori. Qualche riflessione sulle ragioni della militanza
politica, sul sistema giudiziario del Regno Lombardo-Veneto o sul mito di Calvi e sulle
sue rappresentazioni avrebbe arricchito la ricerca.
Basandosi essenzialmente su documenti processuali della Corte Speciale di Giustizia
reperiti presso gli Archivi di Stato di Mantova e di Venezia, e in particolare sugli interrogatori
degli inquisiti, l’a. a tratti pare identificarsi troppo con le fonti, senza riflettere
sulla natura e i limiti delle stesse («Compito di ogni inquisitore era dunque la ricerca della
verità, che noi possiamo leggere – nero su bianco – passo dopo passo» [p. 77, corsivo nel
testo]; «i costituti mostrano che le cose stanno diversamente» [p. 90]).
In Appendice la Bibliografia calviana dal 1851 al 2011 e alcuni documenti e costituti
scelti. La totalità della documentazione processuale è stata trascritta con un lavoro immane
(341 pp.) ed è consultabile nel sito web dell’editore al link http://edizioni.cierrenet.it/
html/uploads/2018/06/costituti-per-sito.pdf.

Elena Bacchin