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Andrea Colli – Capitalismo famigliare – 2006

Andrea Colli
Bologna, il Mulino, 155 pp., euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2006

Per impresa famigliare ? scrive Andrea Colli ? si può intendere quel sistema di gestione in cui «una famiglia mantiene il controllo di una porzione di capitale sufficiente ad influenzare in maniera significativa le strategie dell’impresa, anche tramite la nomina (o l’allontanamento) del top management» (p. 108). Un gruppo parentale, dunque, detiene nell’impresa famigliare sia la proprietà che il controllo della gestione. È stato spesso ritenuto, e alcuni continuano a ritenere, che l’impresa famigliare corrisponda a una fase arcaica nello sviluppo del capitalismo moderno. In origine ? si potrebbe dire ? era la famiglia. Era essa a investire il capitale nell’impresa e a svolgere gran parte dell’attività. Impresa e famiglia coincidevano sia nelle numerosissime piccole aziende contadine che anche nelle modeste attività che nelle città operavano nei settori secondario e terziario. Poi cominciò la crescita moderna. Specialmente dall’epoca della seconda rivoluzione industriale ? dalla fine dell’Ottocento, cioè ?, quando il capitale necessario per adottare le nuove tecnologie diventò sempre più ingente e la scala delle operazioni si estese rapidamente, a questa fase arcaica nella vita dell’impresa fece seguito la fase moderna. Da allora in poi ? sempre ragionando in una prospettiva evoluzionistica ? si fecero avanti «le organizzazioni complesse basate sull’efficienza dell’apparato amministrativo-burocratico» (p. 61). Si passò dal capitalismo famigliare al capitalismo manageriale. L’interesse del volume di Andrea Colli consiste proprio nella reazione a questa visione evoluzionistica della vita dell’impresa. In gran parte del mondo economico di oggi ? ci dice Colli ? l’impresa famigliare continua ad esistere e a prosperare. In alcuni paesi avanzati, il 10 per cento del pil è prodotto da imprese famigliari; in quelli arretrati ancora di più. All’esistenza di questa forma organizzativa contribuiscono, nelle diverse economie, la struttura del sistema finanziario, il quadro istituzionale (i diritti di successione ereditaria ad esempio), il mercato della produzione in cui l’impresa opera, il settore di attività (industria pesante o industria leggera), la cultura d’impresa, il sistema politico. Colli esamina, nel suo volume, vari casi nazionali e vari esempi di capitalismo famigliare. Dedica, infine, un capitolo (il IV) al caso Italia, in cui l’impresa famigliare ha svolto e continua a svolgere un ruolo centrale. Secondo una stima di larga massima, in Italia le imprese famigliari, costituiscono il 90 per cento di tutte le imprese (p. 80); sono ben 40 fra le prime 100 imprese del paese (p. 39). La ricchezza attuale dell’Italia è stata, in larga misura, generata all’interno di queste imprese famigliari. Il titolo del volume denota, in sostanza, un carattere distintivo della nostra storia economica. Assai utile la bibliografia ragionata (pp. 117-127), che chiude un volume chiaro, efficace, ordinato su un tema sul quale storici economici, storici dell’impresa ed economisti continuano ad interrogarsi.

Paolo Malanima