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Andrea Ventura – I primi antifascisti. Sarzana, estate 1921. Politica e violenza tra storia e storiografia – 2010

Andrea Ventura
Sestri Levante, Gammarò, 231 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Rielaborazione della tesi di laurea, la ricerca si basa sull’uso di fonti diverse esaminate con cura nel corso della narrazione: periodici, interviste, fondi d’archivio in parte già esplorati e più conosciuti (carte del Consiglio comunale di Sarzana, documenti di Prefettura e Questura di Genova, La Spezia e Massa), in parte analizzati in modo sistematico per la prima volta, come i fascicoli processuali conservati a La Spezia.La riflessione gravita intorno ai fatti del 21 luglio 1921, riletti in modo analitico e convincente, mettendo a confronto testimonianze, denunce, ritrattazioni, capi d’accusa nella ricostruzione degli scontri. Protagonisti del libro sono il territorio di Sarzana e la popolazione di un Comune che all’epoca contava poco più di 13.000 abitanti, era amministrato da una giunta socialista e collocato in un’area – tra Liguria e Toscana – dove le elezioni amministrative del 1920 avevano esautorato le élites tradizionali dal controllo di molti Municipi. Com’è noto, nel pieno dell’ascesa fascista, quando come birilli erano già state fatte cadere o costrette alla paralisi quasi tutte le nuove giunte municipali, a Sarzana l’attacco squadrista proveniente dall’esterno, organizzato e diretto dalle camicie nere fiorentine, fu respinto dalle forze dell’ordine e dalla mobilitazione di una parte consistente della popolazione, al cui interno svolse un ruolo importante la rete degli Arditi del popolo. Fu un episodio atipico per quel 1921, le cui premesse vengono illustrate nei primi capitoli del volume, dove è ricostruita la storia precedente di Sarzana e del Regno fra guerra e dopoguerra, con un’opportuna e dettagliata analisi del movimento interventista, ma con uno sguardo non altrettanto puntuale sui conflitti sociali e politici dello stesso periodo e sulle trasformazioni del ruolo dello Stato in uno snodo decisivo per l’Italia contemporanea.Un ruolo che invece nella seconda parte del lavoro (capitoli 5-9) emerge con forza, anche attraverso i nomi, i volti e le biografie di funzionari, prefetti, sottoprefetti. È, infatti, questa sezione del volume a risultare più interessante, quando l’a. mette a frutto le informazioni ricavate dalle fonti processuali per leggere attraverso linee interne le dinamiche e gli scenari degli scontri. In realtà, Ventura tiene vivi altri due filoni d’indagine che arricchiscono la ricerca: sia con un abbozzo di analisi comparativa tra i fatti di Sarzana e altri eventi simili, che tra 1921 e 1922 ebbero esiti diversi (penso a Firenze, Empoli, Foiano della Chiana, Viterbo, Parma), sia attraverso la ricostruzione dei percorsi biografici di quella parte d’imputati identificabili come Arditi del popolo. L’ultimo capitolo, I volti degli Arditi del popolo, infatti, ha il pregio di proporre una serie di medaglioni di una parte rilevante dei «primi antifascisti» sarzanesi: quasi tutti giovani uomini, divenuti adulti nelle città e nei paesi mobilitati lontano dal fronte. Colpisce l’assenza di donne; il dato doveva essere messo in maggiore evidenza al termine di un lavoro ben impostato, ricco di spunti e riferimenti ad aspetti diversi del dibattito storiografico.

Roberto Bianchi