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Angelo Bitti, Stefano De Cenzo – Distruzioni belliche e ricostruzione economica in Umbria, 1943-1948 – 2005

Angelo Bitti, Stefano De Cenzo
Perugia, Crace, pp. XI-215, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume nasce dallo sforzo di due istituti culturali attivi in Umbria nel campo della storia contemporanea, l’ISUC di Perugia e l’ICSIM di Terni. Si tratta di una rassegna ragionata delle fonti archivistiche, reperibili in Umbria, sul periodo che va dall’8 settembre 1943 fino ai primi anni della ricostruzione. Vi sono due studi introduttivi, rispettivamente su Terni di Angelo Bitti e su Perugia di Stefano De Cenzo, seguiti, ciascuno, da una scelta di documenti. Una breve prefazione di Renato Covino contestualizza il periodo con qualche linea interpretativa di fondo. Il volume non ha l’ambizione di un saggio storico. Vuole soltanto introdurre alcune fonti poco conosciute e mostrare la ricchezza di notizie e di scenari che ne possono discendere, fornendo qualche succosa anticipazione. In sostanza si tratta di una guida alle fonti scritta da storici, piuttosto che da archivisti. In questo senso bisogna segnalare come il saggio di Bitti sia molto più esauriente che non quello di De Cenzo, non solo perché il materiale archivistico che introduce è più ricco e promettente, ma perché ne incrocia la descrizione con una trama di rimandi alla letteratura secondaria e con qualche utile indicazione di storia amministrativa. La ricerca supplementare di Bitti dà una certa dignità al volume: infatti il descrivere alcune fonti, pubblicarne una piccola selezione, estrapolarne dei brani, rischia di presentare un quadro parziale e distorto. Mi spiego: le fonti qui discusse sono certamente importanti, ma da sole non sono sufficienti a illustrare il periodo. Mancano, fra l’altro, le fonti del governo militare Alleato, che in Umbria operò dalla Liberazione (giugno 1944) fino alla primavera del 1945, avviando la ripresa istituzionale ed economica, attraverso un controllo ?indiretto? della macchina amministrativa. Tra l’altro, relativamente alla provincia di Perugia, è stata pubblicata un’ampia selezione di queste fonti nel lavoro curato da Roger Absalom, Perugia liberata (Firenze, Olschki, 2001), che gli autori omettono di citare. Peraltro il saggio di Bitti riconosce che il ruolo degli Alleati fu essenziale nel periodo post-Liberazione. Qualche riflessione merita il modo in cui viene presentata la questione dei bombardamenti. Il rischio di una presentazione asettica, basata solo su fonti italiane, è di mettere sullo stesso piano bombardamenti alleati (che furono distruttivi, a Terni in primo luogo) e distruzioni tedesche. In realtà i danni maggiori all’apparato produttivo sembra siano stati inferti dai tedeschi, i quali scientificamente distrussero o asportarono i macchinari più importanti da tutte le fabbriche, da quelle pesanti (siderurgiche, chimiche e meccaniche) ma anche dai pastifici. Ma il punto è un altro: intanto bisogna dimostrare, piuttosto che avallare l’ipotesi, come fa Covino nella sua introduzione, che i bombardamenti alleati erano diretti a terrorizzare la popolazione civile. Infine, bisogna esplicitare se si pensi che gli Alleati hanno fatto male a colpire grandi fabbriche di armi e linee di comunicazioni indispensabili per lo sforzo bellico nazista. O se oggi si può operare un revisionismo strisciante della vicenda bellica in chiave buonistica e localistica.

Ruggero Ranieri