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Aurelio Musi – La stagione dei sindaci – 2004

Aurelio Musi
Napoli, Guida, pp. 105, euro 8,30

Anno di pubblicazione: 2004

Il libro tenta in forma sintetica un bilancio degli ultimi dieci anni della nostra storia politica, con specifico riferimento alla dimensione locale e alla realtà campana e del Mezzogiorno. Il fuoco si concentra sulle sindacature successive alla Legge di riforma 81/93, di cui si esaminano gli elementi di novità sul piano dei fattori di legittimazione delle leadership, del rapporto con i partiti, degli stili decisionali e delle priorità di intervento adottate. Emerge un quadro composto da luci e ombre, che lascia aperte alcune opportunità di miglioramento della qualità dell’azione delle amministrazioni locali, ma che nondimeno registra, soprattutto negli ultimi anni, nodi problematici di difficile soluzione che segnano un ripiegamento preoccupante rispetto alle attese che la riforma ? e più in generale la stagione politica che in quegli anni prende l’avvio ? aveva suscitato.
Il volume si compone di tre parti. Nella prima si esaminano gli elementi di discontinuità con il passato. Le nuove amministrazioni si presentano con una veste profondamente rinnovata. Il rapporto di legittimazione diretto dei nuovi sindaci con l’elettorato, la possibilità di amministrare sulla base di una sostanziale stabilità delle coalizioni di maggioranza, l’autonoma designazione degli assessori da parte del sindaco generano una maggiore efficacia dell’azione amministrativa. Ma a ben vedere gli effetti positivi sono imputabili più ad una congiuntura storico-politica che al portato normativo della riforma. Da questo punto di vista l’autore mette in guardia dalle interpretazioni iper-istituzionalistiche del cambiamento politico. Già nelle seconde consigliature successive alla riforma si notano alcuni segnali di involuzione: il ritorno della logica spartitoria nella formazione delle giunte, i rischi di una gestione patrimonialistica dei ruoli dirigenti delle città, una scarsa o carente dialettica politica, la marginalizzazione delle assemblee elettive.
Nella seconda parte si presentano i risultati di una ricerca sul comportamento elettorale in alcuni Comuni di piccole e medie dimensioni del Mezzogiorno realizzata in collaborazione con Marco Trotta. Qui gli elementi di continuità sembrano prevalere su quelli di novità. A fronte di una maggiore stabilità delle amministrazioni si registra infatti una crescita dell’astensionismo, il perpetuarsi di modelli familistici di gestione del potere locale e la sostanziale chiusura dei sistemi locali all’apporto di nuovi protagonisti della scena politica.
L’ultima parte contiene gli elementi di maggiore interesse. L’analisi si focalizza in particolare sul contesto regionale campano. Se emerge con chiarezza un processo di destrutturazione del sistema politico-economico precedente al 1993, non altrettanto chiari risultano gli esiti di ricomposizione di un nuovo assetto della città di Napoli e della regione. Alla dismissione della grande industria, alla perdita di importanti centri decisionali (uno per tutti: il Banco di Napoli), al ridimensionamento del ruolo delle élites politiche campane in ambito nazionale non sono seguiti nuovi fattori di ricchezza, né si intravede un tessuto unitario e propositivo di classe dirigente. Da questo punto di vista la stagione dei sindaci può dirsi aver esaurito la sua spinta propulsiva e in ultima analisi non aver prodotto frutti duraturi.

Luciano Brancaccio