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Axel Körner – Politics of Culture in Liberal Italy. From Unification to Fascism – 2009

Axel Körner
New York-London, Routledge, 427 pp., $ 123,00

Anno di pubblicazione: 2009

Chi voglia esaminare un aspetto della vicenda nazionale italiana (in questo caso, l’identità culturale) nelle sue concrete articolazioni sociali deve forzatamente dedicarsi a un contesto territorialmente definito, a una città. Sia allo studioso del luogo, che emerge dal proprio radicamento, sia allo straniero che vi si immerge, corre però l’obbligo di stagliare le peculiarità locali in un quadro comparato. L’impresa è ardua, ma a Körner riesce. Studia le politiche culturali dell’Italia liberale attraverso l’osservatorio di Bologna, città che non è però menzionata nel titolo. Nella sua narrazione le peculiarità di Bologna emergono nel confronto con le vicende di altre città (Torino, Milano, Firenze, Napoli) e contribuiscono a descrivere una politica culturale nazionale che per l’appunto consiste nelle sue articolazioni municipali (questo l’assunto, più volte e variamente rimarcato, che seguendo una storiografia consolidata non tanto oppone locale a nazionale, ma coglie i vari intrecci che si stabiliscono tra diverse identità municipali e le varie identità nazionali). Sotto osservazione sono urbanistica, teatri lirici, musei, esposizioni, congressi, scavi archeologici, celebrazioni e feste patriottiche (per contro non scuola, università, editoria, giornalismo), con attenzione ai progetti e ai discorsi, ai bilanci e alle spese. Il periodo è ben scandito, con tagli perfino fin troppo netti tra il primo moderatismo, che Körner giudica conservatore, avaro, poco incline a patriottismi, poi l’epoca delle sinistre democratiche e carducciane costruttrici di miti variamente nazional-municipali (qui rappresentata enfatizzando l’opera delle breve giunta Casarini, 1868-72), e ancora il crispismo di fine secolo, che accentua l’input nazionalizzante del centro, fino alle rapide note sul futurismo di primo ‘900.Tra tutti questi temi e fasi l’andamento è un po’ errabondo e sincopato, ma con qualche affondo superbo. Quando si sposta sulla polarità nazionale, l’analisi della periferia perde di significato. Un capitolo sulla Corona e la famiglia reale tocca Bologna solo incidentalmente (per le numerose visite reali, e per la sintonia tra la regina Margherita e Carducci), mentre i capitoli sulla costruzione della memoria storica locale e sul wagnerismo, a mio parere i migliori e i più originali, si concentrano sulla città. Così fanno le pagine sull’ossessione medievalista, che porta a demolire i manufatti degli odiati secoli pontifici, a ripristinare e spesso a reinventare la città medievale come simbolo di libertà comunali agite qui non contro l’Impero ma contro il dominio pontificio; così fanno le pagine sull’«etruscomania» dispiegata in campagne archeologiche e congressi molto pubblicizzati in prospettiva anti-romana, scientista e darwiniana. All’opera lirica Körner dedica pure molta attenzione, ed arriva così a descrivere la stagione del wagnerismo come messaggio di innovazione cosmopolita volta al futuro. Sono messaggi che si intrecciano e che costituiscono il vero focus del libro: sotto la giunta Casarini, la celebre prima del Lohengrin nel 1871 festeggia il fastoso Quinto congresso internazionale delle scienze preistoriche.

Raffaele Romanelli