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Bernard Droz – Storia della decolonizzazione nel XX secolo – 2007

Bernard Droz
Milano, Bruno Mondadori, XIII-304 pp., Euro 29,00 (ed. or. Paris, 2006)

Anno di pubblicazione: 2007

In sole 304 pagine che includono bibliografia, indice dei nomi e utili concise biografie dei protagonisti della decolonizzazione in Asia, Nordafrica e Africa sub-sahariana, Droz propone una sintesi delle vicende che hanno caratterizzato una delle svolte fondamentali del XX secolo. Dalle contraddizioni dell’imperialismo coloniale, nel momento della sua massima espansione negli anni ’20, all’impatto della recessione e della seconda guerra mondiale, il libro percorre l’emancipazione del Sud del mondo prevalentemente da una prospettiva di storia diplomatica con approfondimenti della storia delle idee e delle ideologie. Il lavoro è ben tradotto e si legge agevolmente e può rappresentare un utile completamento allo studio manualistico della storia del XX secolo. Le parti sintetizzate in maniera più convincente trattano della decolonizzazione nei possedimenti francesi, dal dibattito sulla crisi dell’impero coloniale, a Indocina, Nordafrica e decolonizzazione in Africa subsahariana. Per il resto l’a. si avventura in generalizzazioni che dimostrano scarsa familiarità con la letteratura specialistica, ormai ricchissima di contributi di scuole non solo occidentali, bensì soprattutto asiatiche e africane, che hanno rivelato la complessità di rotture, continuità, adattamenti, innovazioni che rappresentano la trama storica dei diversi percorsi verso le indipendenze. Eventi, personaggi, processi sono riassunti usando una storiografia datata. Alcuni esempi: definire i Mau Mau al pari della stampa imperial-conservatrice inglese d’epoca «setta xenofoba, messianica e poco politicizzata» (p. 188) non solo trascura il dibattito sulla questione del governo coloniale, ma non tiene conto di una consolidata ricerca che ha messo in evidenza la politicizzazione così come le divisioni, e la feroce repressione che si abbatté sui ribelli e sulla popolazione civile a cui seguì la loro esclusione dai negoziati che determinarono l’assetto costituzionale e politico del Kenya. Fra i tanti contributi segnalo il recente capolavoro di ricerca d’archivio di cui auspico la traduzione: David Anderson, Histories of the Hanged. Britain’s Dirty War in Kenya and the End of Empire (London, 2005), e l’innovativo lavoro di storia orale di Caroline Elkins, Britain’s Gulag. The Brutal End of Empire in Kenya (London, 2005).Appena accennata è la fondamentale svolta dei primi anni ’80 in Sud Africa, caratterizzata da una serie di riforme strutturali, volta a legittimare il regime di apartheid e che ebbe come conseguenza l’inizio della sua fine. La bibliografia di riferimento oltre a essere prevalentemente francofona per interi capitoli (ad es. la decolonizzazione portoghese e italiana) non segnala fonti bibliografiche. Più che un saggio d’interpretazione, che troviamo convincente soprattutto quando l’a. riferisce del dibattito su colonizzazione, decolonizzazione, memoria in ambito francese e francofono, il lavoro si presenta come testo introduttivo, utile in un contesto come l’italiano in cui i manuali di storia contemporanea anche rivolti a un pubblico universitario trattano la decolonizzazione in maniera episodica e secondaria, come dimostra il limitato numero di riferimenti bibliografici citati nel volume tradotti nella nostra lingua.

Anna Maria Gentili