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Biografia di una rivoluzione. Nicola Fabrizi, l’esilio e la costruzione dello Stato italiano

Chiara Maria Pulvirenti
Acireale-Roma, Bonanno, 326 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Ai fini della comprensione del processo risorgimentale, quella di Nicla Fabrizi è una figura di eccezionale rilevanza, capace di incarnare superbamente l’ideale del cospiratore per eccellenza tutto votato alla causa rivoluzionaria. Nelle intenzioni dell’a., la vita di Fabrizi «diventa un’utile categoria di analisi» (p. 317) per afferrare la biografia della nazione: se il doppio registro biografico/politico procede parallelamente, la parabola che simbolicamente si dipana a partire dai giovanili anni della cospirazione si chiude con la costruzione dello Stato unitario.
Le tre sezioni in cui si articola il volume scandiscono, grosso modo, i momenti caratterizzanti questo percorso.
Nella prima parte (Amor di patria lontana), il punto di vista strettamente biografico cede il passo a una descrizione dell’ambiente maltese, ricovero dell’emigrazione politica, ricettacolo di fermenti rivoluzionari e fucina di propaganda politica eseguita per mezzo stampa. In questo contesto si ritrovano i fratelli Fabrizi che, dopo gli anni della diaspora seguita al tragico fallimento del moto modenese del ’31, eleggono Malta a centrale operativa, impiantandovi una casa di commercio, che opportunamente l’a. non considera solo una mera copertura, nonostante gli esiti fallimentari dell’intrapresa.
La sezione centrale (Azione e affabulazione) ricostruisce con dovizia di particolari e attraverso l’utilizzo di fondi archivistici, l’instancabile attività cospirativa di Fabrizi: dalla fondazione della Legione italica, costola operativa della Giovane Italia, all’interessante riflessione sulla «guerra per bande» che, sfruttando il ribellismo siciliano spogliato della tendenza indipendentista, può sostenere quell’«iniziativa meridionale» su cui Mazzini si era mostrato scettico. Posizione elitaria questa di Fabrizi, in cui il professionismo rivoluzionario si accompagna al disinteresse verso le tematiche sociali. Da comandante militare della colonna dei Cacciatori del Faro, durante la campagna siciliana del ’60, rivedrà in parte le proprie posizioni, aprendo alla possibilità di un esercito costituito da volontari.
Nella sezione conclusiva (State building), che è quella degli obiettivi raggiunti ma anche delle grandi disillusioni, si assiste ad un brusco cambio di marcia nella vita del patriota modenese. Da uomo d’azione diviene suo malgrado uomo delle istituzioni. La disillusione comincerà a fare la sua comparsa nel momento in cui da una tribuna ufficiale si troverà a gestire problematiche complesse: da ministro della Guerra nel governo prodittoriale di Mordini in Sicilia, la difficile gestione della transizione e poi, da deputato, la lotta parlamentare per il riconoscimento e la reintegra del disciolto Esercito meridionale costituito dai volontari raccoltisi attorno a Garibaldi. Le divisioni interne alla Sinistra, la marginalizzazione dei democratici, il fallimento delle imprese garibaldine costituiscono i temi principali di quest’ultima parte dell’opera, che significativamente l’a. chiude con la sconfitta di Mentana, quindi con largo anticipo rispetto alla morte di Fabrizi, occorsa più di un quindicennio dopo.

Fabrizio La Manna