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Catania borghese nell’età del Risorgimento. A teatro, al circolo, alle urne

Alfio Signorelli
Milano, FrancoAngeli, 303 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo volume è il punto di approdo di una lunga carriera di ricerca incardinata su
tre temi: la storia delle borghesie europee dell’800, la storia del Risorgimento nazionale
e quella del Mezzogiorno. L’ampia narrazione della Catania risorgimentale si snoda tra
uomini, luoghi, istituzioni, pratiche sociali e amministrative, elaborazioni simboliche e
rituali, lasciando saggiamente sotteso e non esplicito, il corpus metodologico e interpretativo
che la sorregge: il Mezzogiorno delle città partecipe dell’evoluzione europea, la
costruzione della configurazione borghese, la dimensione sociale e culturale del Risorgimento.
Andare al teatro, frequentare un circolo o un caffè alla moda, organizzare il voto
amministrativo, sono le tre partiche sociali cha attivano il processo di selezione sociale, di
costruzione politica, di autorappresentazione identitaria e di proiezione simbolica delle
borghesie urbane.
E così la narrazione di Alfio Signorelli ci mostra i protagonisti della Catania borghese
e nobiliare, nell’acquisto di un palco in bella vista del teatro comunale, alle prese con
la pratica del voto col bussolo nella prima competizione elettorale censitaria sancita dalla
costituzione del 1812, nella elaborazione di un regolamento di accesso al circolo dei nobili,
o a quello dei civili. Le pratiche sociali di separazione e integrazione, di selezione verso
il basso e di inclusione dall’alto che si realizzano in questi luoghi, attraverso il censo e la
disponibilità di denaro, o attraverso le relazioni parentali e la logica ascrittiva di matrice
cetuale, sostanziano la narrazione dell’autore.
L’a. ci restituisce la configurazione sociale dell’élite cittadina attraverso la ricostruzione
dei meccanismi minuziosi che si formano nelle prassi burocratiche – fitte e molteplici
– di controllo e regolazione sociale della Stato amministrativo, per riflettersi poi
nelle dinamiche delle quotidiane relazioni della vita urbana. Ma nel libro ci sono anche le
grandi transizioni politiche e istituzionali: la costituzione del 1812, la monarchia amministrativa,
i moti del 1820, del 1837, del 1848, fino alla svolta sabauda e unitaria. A fronte
delle frequenti cesure che modificano il quadro amministrativo, il contesto politico e il
clima culturale, emerge il lavorio di una società in crescita che si adegua, cambia, ricicla
e riconferma i suoi modi di relazionarsi, di autorappresentarsi e di gestire il potere in una
scena urbana in cui gli scarti generazionali sembrano incidere, più dei profili sociali, nel
definire il cambiamento, che appare lento e molecolare rispetto alle accelerazioni politiche
e istituzionali. Infine c’è Catania, il suo centro urbano, i suoi palazzi barocchi, il suo dinamismo
legato alle industrie della seta e ai mercanti di derrate, il suo patriziato urbano,
la sua nobiltà, gli imprenditori della cultura che competono per la gestione del teatro,
gli intellettuali illuminati dell’Accademia gioiena, i librai, le dame colte, quell’universo
borghese in cui le distinzioni di ceto legate a logiche ascrittive e quelle di censo legate a
logiche di merito, si intrecciano tra permanenza e cambiamento.

 Salvatore Adorno