Anno di pubblicazione: 2015
Il volume raccoglie gli atti di un workshop svoltosi presso la Scuola Normale di Pisa nel giugno 2013, e comprende nove contributi riguardanti il XIX e (in prevalenza) il XX secolo, con riferimento all’Italia e al Papato, al Belgio, alla Germania e alla Francia. Il taglio e la dimensione degli interventi presentano considerevoli differenze. Taluni, come nel caso dei saggi di Jan De Maeyer sul Belgio, di Claus Arnold e di Markus Müller sul- la Germania, hanno carattere generale e prevalentemente informativo, adottando ampie scansioni cronologiche; altri toccano temi molto più specifici e, per così dire, sintomatici, offrendo non pochi spunti originali: tale il caso dei contributi di Ignazio Veca, sulle ori- gini e la variazioni della formula «le nazioni (cattoliche) non muoiono», di Sante Lesti sui contenuti fortemente nazionalistici della consacrazione della Francia al Sacro Cuore durante la prima guerra mondiale, di Daniele Menozzi sulla piega nazionalistica impressa alla figura di San Francesco in epoca fascista, di Raffaella Perin sulle declinazioni dei riferimenti della Radio Vaticana alle diverse nazionalità all’inizio della seconda guerra mondiale; gli ultimi due saggi, di Giovanni Vian e di Jacopo Cellini, concernono le in- novazioni introdotte dal magistero di Giovanni XXIII e di Paolo VI in ordine alla dimen- sione «universalistica» della Chiesa romana relativamente ai suoi rapporti con le nazioni e con l’ordine internazionale.
Il tessuto analitico che, non senza qualche diversità d’accenti, costituisce lo sfon- do dell’opera, può essere indicato nella individuazione di una stretta convergenza tra il primato attribuito dalla gerarchia cattolica (a partire dal vertice pontificio) alla restaura- zione di un sistema politico-religioso a scala europea modellato sull’idea di cristianità (e delineato, in senso anti-moderno e ierocratico, dalla dottrina, assunta come egemonica, dell’intransigentismo cattolico), da un lato, e l’appropriazione da parte cattolica ed eccle- siastica, dall’altro lato, di istanze prettamente nazionalistiche, facenti perno sul concetto di «nazione cattolica», tali da rendere irrilevanti e praticamente inoperanti, le prese di distanza, più o meno ufficiali, del magistero ecclesiastico dai nazionalismi estremi o «esa- gerati». Esigua attenzione appare però riservata agli esiti variabili, sul piano politico e dei rapporti con gli Stati nazionali, percepibili nella stessa tradizione dell’intransigentismo cattolico, nonché ai fattori di resistenza talora emergenti nella Chiesa e nei mondi cattolici europei alla nazionalizzazione delle masse di tipo totalitario. Sotto questo profilo, i due saggi conclusivi sembrano collocarsi con qualche difficoltà nel quadro generale a cui l’opera mostra di ispirarsi.