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Charles Enderlin, – Attraverso il ferro e il fuoco. La lotta clandestina per l’indipendenza di Israele (1936-1948) – 2010

Charles Enderlin,
Torino, Utet, 273 pp., € 23,00 (ed. or. Paris, 2008)

Anno di pubblicazione: 2010

Il senso di questo volume di Enderlin – corrispondente di France 2 a Gerusalemme dal 1981 e autore di numerosi contributi dedicati al conflitto israelo-palestinese, tra cui va certamente ricordato il bel libro Storia del fallimento della pace tra Israele e Palestina. Il sogno infranto (Roma, Newton & Compton, 2003) sul summit di Camp David del 2000 – è probabilmente racchiuso nelle ultime pagine, un rapidissimo excursus storico che vede il terrorismo ebraico degli anni ’30-40 direttamente legato a quello recente, che portò nel 1995 all’omicidio di Rabin. Ricordando come Begin e Shamir siano diventati primi ministri israeliani, infatti, l’a. scrive che «anche in Israele si è dimostrato vero il vecchio adagio: “il terrorista degli uni è il combattente per la libertà degli altri”» (p. 252). D’altronde, nel corso del volume, sono numerosi i riferimenti all’attualità, come ad esempio dimostra la nota relativa a Eitan Livni, membro dell’Irgun incaricato di coordinare le attività con il Lehi a partire dal giugno 1945, nonché padre di Tzipi, già ministro degli Esteri e leader dell’opposizione al governo Netanyahu (p. 142).Il volume, dunque, si può riassumere nella volontà dell’a. di mettere in luce come anche il passato di Israele, durante il periodo pre-statuale del mandato inglese, sia stato caratterizzato da efferati atti di terrorismo, e come i protagonisti di quelle vicende abbiano successivamente rivestito un ruolo politico di primo piano. L’obiettivo, probabilmente, è quello di costruire una sorta di parallelismo con il percorso dell’Olp – che l’a. cita espressamente (p. 243) – da organizzazione terrorista a movimento politico capace di firmare la pace con Israele.L’a. ripercorre nel volume la storia dell’Irgun Tzvai Leumì (Organizzazione militare nazionale) e del gruppo Lehi (acronimo di Lokhamei Kherut Israel [Combattenti per la libertà di Israele]) – staccatosi proprio dall’Irgun per l’eccessiva moderazione di quest’ultima – tra il 1936, che segna l’inizio della grande rivolta araba, e il 1948, anno di nascita di Israele.Il risultato è però piuttosto deludente. Il libro, densissimo di particolari, non riesce mai a staccarsi da un’impostazione troppo cronachistica degli eventi. Una sorta di thriller avvincente, più che un libro di storia. Ciò nonostante, il ritmo incalzante degli episodi raccontati – gli arresti e le rocambolesche fughe dei membri delle organizzazioni; la preparazione degli attentati e la loro realizzazione; le risposte degli inglesi e le controffensive degli arabi palestinesi – viene spesso interrotto da inutili digressioni, che non aggiungono nulla di nuovo a quanto la storiografia, peraltro quasi mai citata, non abbia già detto. Un’ultima nota negativa è relativa alla presenza di alcune affermazioni un po’ superficiali – Joseph Trumpeldor fu «assassinato da alcuni ladruncoli arabi» (p. 19); nel 1947 «gli Stati Uniti sono diventati già molto impopolari nel mondo arabo» (p. 220) – che confermano ulteriormente l’impressione di un lavoro poco meditato. Un peccato, perché l’argomento avrebbe certamente meritato una trattazione di maggiore spessore.

Arturo Marzano