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Christopher Duggan – Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi – 2000

Christopher Duggan
Laterza, Roma-Bari

Anno di pubblicazione: 2000

Introducendo la sua mastodontica biografia di Crispi l’autore ci ricorda come in Italia “il processo storico è stato perlopiù visto in termini di forze impersonali, e gli attori principali sono stati non tanto gli individui quanto l’economia, i movimenti collettivi e le strutture di potere…”. Il tutto ha condotto a una “concezione piuttosto riduttiva del comportamento umano”. Sottoscriviamo. Soprattutto in politica dove la personalità ha spesso un peso determinante nella comprensione degli avvenimenti. Il lavoro di Duggan ci conduce, grazie ad una notevole mole di fonti, all’interno di uno dei più complessi personaggi della storia unitaria. Una figura che, comunque, al contrario di quanto afferma Duggan, pur non sottoposta a recenti ricostruzioni biografiche, è stata oggetto di numerosi e significativi studi. Dunque Crispi non è, come suggerisce l’autore, “un enigma”. Dal libro non esce perciò un Crispi inedito anche se l’affresco dello storico inglese (in virtù di una capacità narrativa degna della migliore tradizione anglosassone e di una magnifica traduzione) permette un proficuo sguardo d’insieme facendo risaltare l’evoluzione di un progetto politico. Il filo conduttore dell’impegno crispino va cercato, secondo Duggan, in ciò che dà titolo al libro, cioè nell’incessante tentativo di “creare la nazione”. I mezzi per farlo sono invece destinati a mutare in relazione a quella “mancanza di educazione” degli italiani che Crispi percepisce in modo sempre più acuto man mano che aumenta il proprio coinvolgimento istituzionale. Alla luce di questa “missione” lo statista siciliano si converte alla religione dell’accentramento e del militarismo aggressivo. La rilevante quantità di carte inglesi, francesi e tedesche prese in esame, ad esempio, fa emergere l’inquietante e spesso trascurato profilo “europeo” e, almeno in parte, guerrafondaio, dello statista siciliano. Umorale e passionale, sicuramente dotato di un “ego” spropositato e identificato con la nazione stessa, lo statista siciliano è una di quelle figure consapevoli del proprio ruolo e che per questo, in vita, hanno organizzato le proprie carte (ma anche quelle degli altri, vedi i Savoia) al fine di tramandare una certa immagine di sé. Duggan è cosciente di questo così come degli altri trabocchetti metodologici e psicologici legati alla stesura delle biografie. Nonostante ciò non riesce in alcuni casi ad evitare di distorcere, o sottovalutare, personaggi e questioni che, proprio per la natura dell’opera, non rientrano nel cono di luce del protagonista pur rimanendo essenziali per comprenderne l’azione. Due esempi fra tutti: lo scontro con Cairoli, qui troppo “piegato” alla vulgata crispina, è sintomatico di tendenze europee del liberalismo che non possono essere trascurate così come la questione di un trasformismo (e del tanto invocato bipartitismo) ridotto a una mera alleanza di Depretis con la Destra. “Strutture” ed “ideologie” che debbono convivere con la “persona” se vogliamo che Crispi sia qualcosa di più dell’irascibile “don Ciccio”.

Fulvio Cammarano