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Claudia Salaris – Alla festa delle rivoluzione. Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume – 2002

Claudia Salaris
Bologna, il Mulino, pp. 249, euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2002

Oltre a De Felice, gli autori che sostengono l’interpretazione di Fiume e del ?Fiumanesimo’ in questo interessante volume sono Furio Jesi e Hakim Bey. Il primo autorizza una distinzione forte tra rivolta ? ?che è una sospensione del tempo storico? e rivoluzione, che è mutazione prospettica e finalizzata (p. 13). Il secondo è il teorico delle T.A.Z. ovverosia delle Zone temporaneamente autonome (New York,1985, trad. it. Shake edizioni underground, 1998). E’ lui ad anticipare la fantasia analogica di Claudia Salaris suggerendo arditi archi atemporali da Fiume al ’68, al situazionismo, alle comuni anarchiche: ciò che ha scatenato la golosa attenzione selettiva di qualche recensore, felice di poter sottrarre anche il ’68 alle sinistre e di rivelare che tutta la sua presunta originalità s’era già consumata in quegli ardenti e creativi quindici mesi fiumani. Naturalmente, è la voracità della collezionista di testi rari e la sua invidiabile conoscenza dell’avanguardia futurista che mettono l’autrice in grado di concretizzare quegli spunti ?immaginifici’. In questo minuto dominio del campo e in una erudizione applicata a temi insoliti agli eruditi, sta il nerbo del lavoro, che plaude alle improvvisazioni, ma non improvvisa. Si compie la restituzione di figure e di testi semiclandestini, talvolta durati lo spazio di un mattino, altre volte riemersi, sino al secondo dopoguerra, in tutt’altre fattezze e compagnie da quelle libertarie e persino ?comunistiche’. Che D’Annunzio, De Ambris, Marinetti, Comisso giochino le prime parti come attori o testimoni, si sa; i personaggi che crescono grazie a questo spaccato sono quelli del Microcosmo cosmopolita, non solo Fiumani, ma Italiani volontari: oltre allo statunitense Henry Furst, il belga Léon Kochnitzky, ?ministro degli esteri’; Ludovico Toeplitz, un mezzo ministro delle finanze, figlio del banchiere, ma anche compagno di una delle più conturbanti figure femminili fra le non poche che si muovono sulla scena del nuovo, nella ?città di vita’; e soprattutto Guido Keller von Kellerer, barone, ?asso di cuori’ della squadriglia Baracca, che ?si muove nella vita come un performer? (p. 22). Tutti autori di giornali, libri e carteggi a lungo inesplorati. All’autrice ? chiarito che per capire che cosa porta a Fiume e a vivere in quel modo la festa eslege va superato l’automatismo del Fiumanesimo precursore del Fascismo ? non preme ricostruire i fatti e il contesto politici del 1919 e Venti, ma quel libero espandersi delle soggettività. Si potrebbe osservare che la rivoluzione torna nel titolo, pur se nel testo si inclina a leggere i Fiumani ? i ?Fiumani’ d’acquisto, cioè i non-Fiumani ? nella luce della rivolta, ovvero una radicalità che si esaurisce nel qui e ora esistenziale e ignora i domani della politica. Cosa che non avviene peraltro per qualcuno dei personaggi che si stagliano a tinte più forti, come Mario Carli, ?sinistrissimo’ con ?Testa di Ferro? a Fiume (restituisce la tessera del Fascio, come Marinetti, quando Mussolini traccheggia) e subito dopo fondatore del ?Principe? e poco oltre dell’?Impero?. Le aree autonome, le isole liberate sono servite a capire le ribellioni nel costume; forse anche concetti come l’ambivalenza e la reversibilità sovversiva del piccolo-borghese potevano giovare.

Mario Isnenghi