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Claudio Ambrosi e Michael Wedekind (a cura di) – L’invenzione di un cosmo borghese. Valori sociali e simboli culturali dell’alpinismo nei secoli XIX e XX – 2000

Claudio Ambrosi e Michael Wedekind (a cura di)
Museo Storico in Trento, Trento

Anno di pubblicazione: 2000

Il volume, che raccoglie, oltre all’introduzione, undici saggi e si conclude con una ricca bibliografia ragionata curata da Claudio Ambrosi e Riccardo Decarli, è il primo risultato di un progetto di ricerca sulla storia sociale e culturale dell’alpinismo promosso dal Museo Storico di Trento. Il tema è solo apparentemente marginale e non solo perché le Alpi e le montagne in genere sono uno dei principali elementi costitutivi del paesaggio e dell’ambiente italiano, ma perché il loro studio si intreccia, nei vari saggi della raccolta, con una serie di nodi e di temi cui la storiografia italiana ha prestato nell’ultimo decennio molta attenzione: l’associazionismo, la sociabilità (i contributi di Wedekind, Sirovich, Pastore e Ambrosi), l’identità nazionale e il nazionalismo (ancora Wedekind e Sirovich, ma anche Mestre), le pratiche sportive e il corpo (Tailland), il genere (Günther), le identità di confine, ma anche il turismo (Faoro) e la fotografia (Garimoldi).
La montagna e l’alpinismo di questo volume sono quelli che diventano pratica sociale della borghesia nel corso dell’Ottocento. Anzi sono quelli che, come dimostrano il saggio di Diego Leoni e quello di Michael Tailland dedicato all’alpinismo inglese in età vittoriana, sono “inventati” dalla borghesia. L’élite borghese e il ceto medio sono i protagonisti della gran parte dei saggi di questa raccolta. Il nodo attorno al quale si addensa la maggior parte dei saggi è quello dell’associazionismo, strumento al tempo stesso di socialità e di alfabetizzazione politica. L’alpinismo è dunque, come emerge dal saggio di Wedekind sulla Società degli alpinisti tridentini (Sat), occasione per favorire il radicamento di “ideali condivisi” all’interno dell’élite trentina e strumento, anche se non esplicito, del movimento liberale trentino e della sua lotta irredentista. Ma è anche occasione di incontro tra gruppi che professano idee differenti ma che sono accomunati dall’appartenenza alla stessa area sociale come nel caso della Società Alpina delle Giulie di Trieste illustrato da Livio Isaak Sirovich. Contribuisce “alla presa di coscienza e all’interiorizzazione collettiva di un’identità nazionale” come dimostrano i saggi di Michel Mestre sull’alpinismo svizzero e su quello francese che muovono entrambi dallo studio di due associazioni: il Club alpino svizzero nato nel 1863 e quello francese del 1874. La “politicizzazione della montagna”, come recita il titolo del saggio di Wedekind, non è esclusivo appannaggio maschile e la montagna, luogo maschile per eccellenza, diventa processo di emancipazione femminile, ma anche di “mascolinizzazione”, come nell’intervento di Dagmar Günther. Ancora le associazioni sono al centro dei saggi di Alessandro Pastore e di Claudio Ambrosi rispettivamente dedicati all’incorporamento fascista del Cai e alla Società degli alpinisti Tridentini nei primi anni del fascismo.
La raccolta di questi saggi, molti dei quali ancora in uno stadio iniziale di ricerca, si configura come un interessante contributo alla storia sociale e culturale del lungo Ottocento e del fascismo.

Daniela Luigia Caglioti