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Construyendo la nación. Reforma agraria y modernización en la Italia del siglo XX

Simone Misiani, Cristóbal Gómez Benito (eds.)
Zaragoza, Prensa de la Universidad de Zaragoza, 542 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il libro curato da Simone Misiani e Cristóbal Gómez Benito illustra un capitolo
decisivo della storia contemporanea italiana. Privilegiando un approccio interdisciplinare,
i contributi si snodano cronologicamente tra la fine del XIX secolo e il secondo dopoguerra,
momento in cui le questioni agrarie divennero snodi fondamentali nel discorso
pubblico italiano. I saggi illuminano il ruolo svolto dalla legge del 1950 nel consolidamento
della democrazia. Pur in presenza di un’aspra contrapposizione ideologica, i partiti
di massa e i sindacati condivisero la necessità di inserire il mondo contadino nell’universo
dei valori repubblicani. Le campagne italiane, dopo aver fornito un apporto fondamentale
nella guerra di Liberazione, si presentavano alle soglie del boom economico lontane
dalla modernizzazione delle strutture produttive e sociali.
La legge sulla riforma agraria, nonché quella contemporanea sulla Cassa per il Mezzogiorno,
si collocano all’interno della stagione della programmazione apertasi in Italia
negli anni ’50. Le molte criticità ancora esistenti imponevano interventi risolutivi per
modificare un contesto socio-culturale scarsamente dinamico. Tuttavia, l’azione promossa
in tal senso dallo Stato va inserita nel lungo percorso di misure e iniziative che, a partire
dall’epoca liberale fino alla nascita della Repubblica, mirò a costruire l’agricoltura nazionale.
Questo percorso, che comprese il periodo fascista, è ricostruito nel volume attraverso
concetti chiave come bonifica, colonizzazione, utopismo rurale, lotta alla malaria. Sebbene
i vari argomenti trattati tendano a privilegiare il passaggio dal fascismo alla Repubblica,
il volume consente di leggere nel suo complesso la lunga e frastagliata trasformazione
compiuta dall’agricoltura italiana tra l’Unità e la nascita del Mercato comune europeo.
Non a caso, nell’ottica di individuare i percorsi e gli attori che permisero il progressivo
superamento dell’agricoltura postunitaria, un’attenzione speciale merita il ruolo giocato
dagli economisti agrari. Dai capitoli dedicati a Manlio Rossi-Doria, Emilio Sereni,
Giuseppe Medici e Nallo Mazzocchi Alemanni emerge, nella ricchezza di posizioni, come
intorno all’assetto da imporre alle poco competitive campagne italiane si concretizzò
l’azione di una prestigiosa generazione di tecnici e intellettuali. L’attenzione all’impegno
riformatore svolto dai tecnici inserisce il volume in un ricco contesto di ricerche sulla
formazione e la circolazione in Italia, a partire dalla fine del XIX secolo, dei saperi e delle
conoscenze tecniche. Come attesta l’orientamento tecnocratico saldamente presente nella
cultura di governo nel secondo dopoguerra, si rafforzò un modello di programmazione
in base al quale la modernizzazione dell’agricoltura nazionale, guidata dagli uomini dello
Stato, doveva inseguire i traguardi raggiunti dall’industrializzazione. Una impostazione
ben presente nelle leggi di riforma del 1950.

Manuel Vaquero Piñeiro