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Cristoph Cornelißen, Lutz Klinkhammer, Wolfgang Schwentker (a cura di) – Erinnerungskulturen. Deutschland, Italien und Japan seit 1945 – 2003

Cristoph Cornelißen, Lutz Klinkhammer, Wolfgang Schwentker (a cura di)
Frankfurt am Main, Fischer, pp. 368, euro 12,90

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume raccoglie numerosi saggi dedicati ai molteplici aspetti che la politica e la cultura del ricordo della Seconda Guerra mondiale hanno assunto dal 1945 ad oggi in Giappone, Italia e Germania: la punizione dei colpevoli, l’evolversi dell’immagine dei dittatori, il ruolo degli storici, la politica dei media e le politiche della memoria.
Oltre alle molte diversità fra i tre regimi di tipo fascista vi furono anche analogie: la politica di terrore, il razzismo, l’espansionismo imperialista. Non a caso dopo la guerra ovunque si è teso a far dimenticare le alleanze puntando sulle specificità nazionali. L’Italia, il paese che più strettamente aveva collaborato con il nazismo, sostenne ? a torto ? di essere rimasta estranea alla Shoah e tacque sulla sua politica imperialista. In Giappone si sottolineò il ruolo di vittima dei bombardamenti atomici prima e dei processi alleati poi senza menzionare le aggressioni imperialiste. In Germania la categoria del totalitarismo e la demonizzazione di Hitler contribuirono, in modi diversi, a smorzare le specificità del nazismo e le responsabilità dell’intera nazione.
Se è vero che dopo il 1945 ci sono stati eventi assurti quasi a simboli che trascendono le vicende dei singoli Stati ? quali Auschwitz ed Hiroshima ? la memoria della guerra e della dittatura rimane, viceversa, un fenomeno essenzialmente nazionale. È sì possibile trovare delle analogie fra le modalità dell’occupazione alleata successiva al 1945 in Giappone e Germania, così come sia in Italia che in Germania il 1989 ha costituito una svolta profonda anche rispetto alle forme di riflessione sul passato. Resta però un merito degli interventi non forzare la comparazione, limitandosi a descrivere le singole realtà nazionali a conferma che sono esse a caratterizzare l’elaborazione del ricordo, il discorso pubblico e politico, la ricerca storica.
Emerge da questi interventi come in Germania vi sia stata una riflessione più circostanziata di quanto non sia avvenuto in Italia e Giappone. Qui ha prevalso una vulgata resistenziale ed una semplificazione riduttiva del fascismo e delle sue responsabilità in guerra che si è riflessa a tutti i livelli: da quello della memoria nazionale ai testi scolastici. In Giappone sono stati soprattutto la continuità politica e il forte autoritarismo a far sì che ogni riflessione più autocritica rimanesse un fenomeno di nicchia. In Germania più che altrove, grazie soprattutto ai media, la riflessione sul passato è diventata patrimonio comune, almeno a partire dagli anni ’80. In Italia la mancata riflessione sulle responsabilità nazionali è stata portata alle estreme conseguenze con la nascita della ?Seconda Repubblica?, che ha posto fine ad ogni remora rispetto a una rilettura del passato nazionale in chiave assolutoria e al prevalere di una semplificazione generica. La ricerca storica viceversa ha fatto, negli ultimi venti anni, molti progressi nell’indagare le responsabilità e le specificità del fascismo, ma prevale appunto un netto scollamento rispetto alla percezione della maggioranza degli italiani e all’uso pubblico e politico che della storia di quegli anni viene fatto.

Alessandra Minerbi