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Cultura e mobilitazione di massa in URSS. Cinema e pubblico dalla NEP al realismo socialista

Stefano Pisu
Perugia, Morlacchi, 146 pp., € 13,00

Anno di pubblicazione: 2018

Durante la Nep, il cinema mantenne un certo livello di autonomia dal potere so- vietico: film stranieri, privati, di intrattenimento e senza fini politici venivano proiettati, la Società degli amici del cinema sovietico (Odsk) divenne «un luogo di dibattito senza riserve» (p. 8) e il pubblico era contemporaneamente strumento e oggetto di indagine. Sul rapporto tra cinema e pubblico nell’Urss degli anni ’20, il libro di Stefano Pisu ricostru- isce l’esperienza dell’Odsk, un «eccellente strumento di agitazione» (p. 32) e propaganda con finalità didattico culturali e di alfabetizzazione primaria e politica.
Nel corso della sua breve storia (1925-1932), l’Odsk rimase scarsamente politicizza- ta, vantando rapporti non sempre positivi con il partito e gli organismi (centrali e perife- rici) coinvolti nel cinema, e analizzava autonomamente il pubblico attraverso questionari (domande di natura biografica, sulla frequenza nelle sale e sui film visti) e discussioni successive alle proiezioni cinematografiche. Oltre alla dimensione pedagogico-ideologica, questi «studi dello spettatore» erano finalizzati a constatare sul piano commerciale-con- correnziale le preferenze e le abitudini del pubblico sovietico, in modo da adattare la produzione e la distribuzione cinematografica alla domanda.
Per quanto circoscritto all’ambito urbano (soprattutto moscovita), questi studi furo- no un sincero strumento di indagine, rivelando che solo un terzo del pubblico preferiva i film sovietici a quelli stranieri e il 47,7 per cento frequentava le sale per mero svago e intrattenimento. Ciò fu evidente fino al 1928 quando il cinema venne definitivamente as- soggettato alla propaganda culturale, ridimensionato in termini quantitativi, e censurato in funzione ideologica. A metà degli anni ’30, con l’affermazione dei dogmi del realismo socialista, questi studi furono abbandonati e ripresi solo con la destalinizzazione.
Per Pisu, diventa emblematico lo studio dello spettatore condotto nel marzo 1928 sul celebre film di Ejzenštejn Ottobre. Un film complesso, acclamato all’estero come un capolavoro di fotografia e di montaggio e gradito anche da un pubblico moscovita preva- lentemente maschile, istruito, politicizzato e minimamente proletario: circa due terzi degli spettatori apprezzarono la pellicola, ammettendo che rappresentasse fedelmente gli eventi rivoluzionari, la metà dichiarò un coinvolgimento emotivo e solo un quarto manifestò la propria delusione. Ciononostante, Ottobre rimase lontano dagli obiettivi di larga fruizione popolare e venne definitivamente ostracizzato dalla critica e dal regime staliniano.
Nonostante le difficoltà di interagire con studi frammentari e metodologicamente disorganici, il libro riesce a interpretare meticolosamente le limitate fonti archivistiche e a offrire una lettura complessa del rapporto tra cinema e pubblico sovietico. Un lavoro che potrebbe essere ulteriormente esteso ai casi periferici, ma che contribuisce costrutti- vamente al dibattito storiografico che, attraverso la settima arte, ci aiuta a comprendere meglio gli aspetti politici, economici, culturali e sociali dell’Urss negli anni della Nep.

Riccardo Mario Cucciolla