Cerca

Dalla Belle Époque alla grande guerra. Storia della Valle d’Aosta dal 1870 al 1919

Elio Riccarand
Quart, Musumeci, 255 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il presente volume è l’ultimo di una serie di quattro dedicata dall’a. alla storia della
Valle d’Aosta. Riccarand è andato a ritroso nel tempo rispetto ai lavori precedenti,
per trattare della vicenda valdostana a cavallo tra l’unificazione nazionale (posticipata al
1870) e la grande guerra.
In otto capitoli viene fornita una descrizione articolata della società, della politica,
dell’economia, della cultura, della vita ecclesiale in un tornante delicato per la Vallée, allorché
essa dovette confrontarsi con le dinamiche scaturite dal processo di costruzione dello
Stato italiano unitario. Si tratta di un compendio, accurato e dettagliato, di quanto già
scritto da altri autori su questo periodo storico in Valle d’Aosta. Non sono, infatti, utilizzate
fonti di prima mano, ma vengono attinte, in maniera puntuale, informazioni tratte dall’ormai
ricca bibliografia – locale e non – pubblicata sulla Valle d’Aosta in età contemporanea.
La mancanza di un’introduzione dell’a. (i capitoli sono preceduti soltanto da una
breve presentazione del presidente dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea
di Aosta) non consente di definire chi siano i destinatari dell’opera, né aiuta
a comprendere la chiave interpretativa attraverso cui viene letta la complessa vicenda valdostana.
L’essere molto descrittivo e poco interpretativo è il limite principale di un lavoro
altrimenti documentato, utile strumento per chi voglia avvicinarsi alla storia valdostana
di questo periodo.
La situazione della Vallée all’indomani del compimento dell’unità nazionale risulta
tutt’altro che la «belle époque» evocata dal titolo: economia agricola di sussistenza, indigenza,
diffusione di malattie connesse alla cattiva alimentazione, alto tasso di mortalità
infantile, bassa speranza di vita, emigrazione sono alcuni dei fattori che caratterizzano la
vita dei valdostani a cavallo tra ’800 e ’900.
L’a. ripercorre i cambiamenti intercorsi in Valle, basati soprattutto sulla produzione
di energia idroelettrica, sul decollo industriale – di cui gli stabilimenti dell’Ansaldo rappresentano
la punta più avanzata – e sul lancio del turismo, favorito dalla costruzione della
ferrovia Ivrea-Aosta e dai collegamenti stradali. Tali innovazioni non sembrano comunque
giustificare la definizione di «belle époque», considerando il fatto che la popolazione
residente non cessa di diminuire, passando dagli oltre 84.000 abitanti del 1871, ai poco
più di 80.000 del 1911 (e Aosta scende da 7.749 a 7.008 residenti), segno della fragilità
economica in cui ancora versa il territorio.
L’approdo dell’excursus storico condotto da Riccarand è la Grande guerra, che viene
a mutare «le condizioni di vita, la composizione della popolazione, l’uso delle lingue,
l’attività economica, le dinamiche politiche, gli assetti istituzionali» (p. 215). Alla fine del
conflitto emergeranno in Valle d’Aosta nuove questioni, prima fra tutte quella dell’autonomismo,
dischiudendo scenari inediti, che saranno tuttavia rapidamente oscurati
dall’avvento del fascismo.

 Simona Merlo