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Dalla ricostruzione al piano di rinascita. Politica e società in Sardegna nell’avvio della stagione autonomistica (1949-1959)

Luca Lecis
Milano, FrancoAngeli, 172 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume prende in esame il primo decennio della storia autonomistica della Sardegna e costituisce il prequel di quello di Salvatore Mura, Pianificare la modernizzazione. Istituzioni e classe politica in Sardegna 1959-1969 (FrancoAngeli, 2015), essendo espressione dello stesso progetto di ricerca promosso dal Centro studi Paolo Dettori.
La ricerca si avvale di fonti, archivistiche e a stampa, funzionali a indagare le attività delle forze politiche e delle istituzioni regionali (Consiglio e Giunta), i rapporti fra queste e quelle nazionali. Gli interrogativi scientifici sono l’autonomismo e la «questione sarda», che l’a. inquadra nel lungo periodo, dalla «fusione perfetta» del 1847, e assume a oggetto di un’analisi centro-periferia a partire dalla crisi del fascismo. Sebbene il termine iniziale del lavoro sia indicato nelle elezioni regionali del 1949, il primo capitolo ripercorre, infatti, il dibattito politico e culturale condotto durante la transizione democratica dall’opinione pubblica e dalle forze antifasciste, che cercarono di farsi interpreti delle domande sociali e delle identità locali. La legge costituzionale che riconobbe alla Sardegna uno statuto speciale è la prima espressione del peso avuto dal regionalismo nelle proposte dei partiti e che fu tale da favorire in più occasioni, nel dialogo con il governo nazionale, convergenze trasversali alle contrapposizioni ideologiche.
I due capitoli successivi sono dedicati rispettivamente alla prima e alla seconda legislatura del Consiglio regionale, nelle quali l’a. riscontra un consolidamento progressivo dell’autonomia. Ne fu protagonista la Democrazia cristiana, che ricoprì un ruolo egemone nel quadro politico e fu artefice di provvedimenti per rispondere alle esigenze primarie del sistema isolano. Nel paradigma interpretativo Stato-Regione-partiti-società, quest’ultima dimensione è quella meno esplorata, mentre particolare attenzione è dedicata alle classi dirigenti, alla produzione legislativa e al dibattito sull’autonomismo, che fu anche interno alla Dc e si ripercosse nei rapporti fra le istituzioni regionali e quelle nazionali. Tant’è che l’a. attribuisce un valore periodizzante all’affermazione di un nuovo gruppo dirigente nella Dc sarda, quello dei «giovani turchi», che avrebbe gestito il passaggio al centro-sinistra e rilanciato il Piano di Rinascita, un progetto di modernizzazione economica e sociale che era in cantiere fin dall’inizio degli anni ’50.
Il modello epistemologico adottato fa sì che questo contributo non si limiti ad arricchire la storiografia sarda su aspetti e questioni che erano ancora poco indagate, ma s’inserisca nella rilettura della storia nazionale. E conferma, in tal senso, la centralità della dimensione regionale, che costituisce lo spazio privilegiato per indagare il condizionamento reciproco fra partiti e territori, e che spesso ha rappresentato il laboratorio di alleanze politiche e iniziative legislative poi adottate a livello nazionale.

Valerio Vetta